Tasse sul Trading Online: Quali Sono e Come Funziona la Tassazione Oggi

Come si dichiarano i soldi derivati da trading ed investimenti

Al giorno d’oggi, compiere operazioni di trading è divenuta una moda per i dilettanti e un vero e proprio lavoro per chi dispone delle dovute competenze e risulta intenzionato a diventare un trader professionista. In tutto ciò, esistono tasse sul trading?

Vediamo in questa guida di chiarire la materia relativa alla parte fiscale e tributaria dei proventi ed utili derivanti dalle operazioni di trading. In modo particolare, cercheremo di focalizzare l’attenzione sulle ultime circolari in materia di tassazione sul settore degli investimenti.

La questione è abbastanza complessa e, per questo motivo, esporremo le principali informazioni in modo chiaro e dettagliato, utilizzando tuttavia parole semplici, alla portata di tutte le tipologie di lettori.

Comprese le tassazioni che ad oggi vengono richieste sulle attività di speculazione, legate anche al trading, ricorderemo alcune delle migliori piattaforme operative che operano permettendo al trader di poter ottenere una rendicontazione e procedere con la dichiarazione in modo personale.

Tasse sul Trading: Cosa sono?

Tasse trading

Prima di procedere con aspetti prettamente burocratici e tecnici, è bene ricordare cosa siano le tasse sul trading e perché nel corso del tempo la giurisprudenza abbia dovuto dotarsi di un sistema di tassazione in materia.

Come sappiamo, il trading online rappresenta una vera e propria attività speculativa, inserita nel settore degli investimenti. Così come qualsiasi altra tipologia di investimento, anche il trading online può comportare delle perdite, così come dei guadagni.

In gergo tecnico, i guardagli derivanti da attività speculative e di investimento prendono il nome di plusvalenze. Trattasi semplicemente di “un di più”, ottenuto rispetto al capitale di partenza. Per fare un esempio, è possibile prendere in considerazione un investimento da 20.000 euro.

In questo caso, qualsiasi sia l’attività dell’investimento (trading, investire in immobili con crowdfunding e così via), al termine della stessa, l’investitore può ritrovarsi essenzialmente in 3 situazioni di fatto:

  • situazione di pareggio (l’investitore ottiene nuovamente i 20.000 euro);
  • minusvalenze, ossia situazione di perdita (l’investitore ottiene una somma inferiore si 20.000 euro);
  • plusvalenza, ossia situazione di profitto (l’investitore ottiene una somma superiore ai 20.000 euro).

Le tasse sul trading rappresentano quindi il pagamento di oneri calcolati in percentuale solamente sulla plusvalenza eventualmente ottenuta. Come? Scopriamolo a seguire, non prima di aver proposto una tabella con alcune informazioni preliminari:

Sono obbligatorie?
Quale aliquota si applica?26% su plusvalenze
⌚ Quando si applica la Tobin Tax?Solo su specifici asset
Come si pagano le tasse?Con modello F24
️ Cosa si rischia a non pagare tasse?Sanzioni pecuniarie e penali

Tasse sul Trading: Come si calcolano?

Tasse trading

Ricollegandoci all’ultimo punto esposto in precedenza, è quindi bene tenere a mente come il calcolo delle tasse di trading faccia riferimento proprio alla plusvalenza.

Il primo passaggio da compiere per poter calcolare la tassazione sul trading, riguarda quindi l’ottenimento del mark up (ossia del profitto derivante dall’attività di investimento). Molto semplicemente, basterà sottrarre al proprio risultato in portafoglio il capitale di partenza.

La differenza derivante da questa operazione rappresenta la plusvalenza, ossia il “di più” ottenuto con l’attività di investimento utilizzata (come ad esempio il trading).

In Italia, secondo le ultime disposizioni in materia legislativa, giuridica e tributaria, le plusvalenze derivanti da questa tipologia di attività devono seguire una rigorosa tassazione al 26%. Ciò ricordando che il calcolo deve essere effettuato solamente sulla plusvalenza e non sulle minusvalenze.

In aggiunta, a partire dal 2013, anche all’interno del nostro territorio è stata introdotta la cosiddetta Tobin Tax. È importante tenerla a mente poiché, pur se variabile sulla base delle singole attività speculative, rappresenta pur sempre una tassa da considerare.

Tassazioni Trading: Tobin Tax (FTT)

Tobin Tax

Con il termine Tobin Tax si fa ad oggi riferimento alla cosiddetta imposta sulle tassazioni finanziarie, conosciuta anche con il termine (FTT).

La Tobin Tax è stata introdotta per la prima volta nel 2013, grazie alla legge 228/2013, ed entrata ufficialmente in vigore (con approvazione) il 1 marzo dello stesso anno.

Entrando nello specifico, viene applicata a:

  • trasferimenti di proprietà di azioni e strumenti finanziari partecipativi, per il comma 491;
  • contratti derivati e su titoli che mostrino come sottostante le azioni di cui sopra, per il comma 492;
  • operazioni considerate “ad alta frequenza”, per il comma 495.

A tal riguardo, quali sono gli strumenti sui quali viene apposta la Tobin Tax? La prima categoria di asset è rappresentata da titoli azionari (quindi da azioni) di società italiane, aventi una capitalizzazione complessiva superiore ai 500 milioni di euro.

Sulla base di queste società, la tassazione viene altresì applicata anche a tutti gli strumenti derivati (come nel caso dei contratti per differenza, ossia CFD), legati al sottostante dei titoli italiani con le caratteristiche citate in precedenza.

In merito al primo punto (quindi su azioni), l’aliquota applicata è pari allo 0,20% per azioni scambiate su mercati non regolamentati e dello 0,10% in caso di azioni scambiate su mercati regolamentati. Quanto agli strumenti derivati, si seguono specifiche tabelle con valori variabili sulla base dell’asset.

Tasse sul Trading in pratica

pagare le tasse sul trading

Arrivati a questo punto, è bene entrare su aspetti prettamente pratici, cercando capire come funzionino le tasse sul trading e quali sistemi vengano oggi messi a disposizione per risultare in regola con il fisco.

In modo specifico, il funzionamento della tassazione sul trading si basa su:

  • calcolo reale del valore sul quale dover pagare le tasse;
  • pagamento (che può essere effettuato dal broker, o in modo esterno dal trader).

Ricollegandoci all’ultimo punto, è bene tenere a mente come ad oggi esistano due possibili soluzioni. Da una parte fare affidamento a broker sostituti d’imposta e dall’altra optare su broker che non fungono da sostituti d’imposta.

Nel primo caso, l’investitore delega il pagamento delle tasse al broker stesso, il quale procederà in automatico al calcolo delle plusvalenze, detraendo la percentuale spettante da tutte le attività effettuate. In questo caso, il trader non è tenuto ad altri obblighi specifici in materia fiscale.

Nel secondo caso, al broker non viene delegata alcuna attività in materia fiscale. È quindi il trader che, dopo aver estratto i dati delle proprie attività dalla piattaforma, deve procedere in modo manuale alla compilazione degli appositi riquadri in dichiarazione redditi e pagare le tasse.

Si ricorda, in ogni caso, come la tassazione sul trading debba essere effettuata solamente su plusvalenze. In caso di minusvalenze, ossia di perdite, il trader non è tenuto ad alcun pagamento delle tasse e ad alcuna dichiarazione specifica da dover effettuare.

Migliori broker non sostituti d’imposta

Sulla base di quanto esposto in precedenza, è quindi possibile chiedersi se sia auspicabile optare su un broker che operi in regime di sostituto d’imposta, oppure su un broker che operi in regime di non sostituto d’imposta.

È quindi possibile tenere a mente alcune considerazioni, ricordando come ad oggi la maggior parte delle migliori piattaforme di trading online abbia deciso di optare per la seconda tipologia di regime (non sostituto d’imposta).

Tutto ciò per una serie di motivi che si intrecciano anche con specifiche caratteristiche associate all’operatività. Nel dettaglio, uno degli aspetti più importanti da poter tenere a mente, riguarda il trattenimento della percentuale da parte del broker in caso di sostituzione d’imposta.

Un valore che verrebbe quindi scorporato in ogni caso dal proprio capitale presente sulla piattaforma, mostrando una diminuzione imminente di liquidità disponibile.

Aspetto che vede invece il calcolo delle tasse dell’anno in corso nella dichiarazione dell’anno successivo in caso di broker non sostituti d’imposta. A seguire, proponiamo subito una prima tabella aggiornata con alcuni dei migliori broker di trading online appartenenti a questa categoria:

1 Miglior Broker del 2024
fineco trading
  • Miglior banca per il trading
  • Commissioni agevolate under 30
  • Regime fiscale amministrato
  • 8.5
  • 100 € deposito minimo
  • Reg. CONSOB 4640
scalable capital
  • PAC automatici gratis
  • 600k clienti in Europa
  • Liquidità remunerata al 2,6%
  • 8.3
    Rated 5 stars out of 5
  • 1€ deposito minimo
  • Reg. CONSOB 4664
degiro trading
  • Broker di azioni ed ETF
  • Milioni di strumenti
  • Commissioni basse
  • 8.2
  • 0,10€ deposito minimo
  • Reg. Banca d'Italia
plus500
  • Trading CFD
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  • Licenza ASiC, CySEC. Reg. CONSOB
  • 8.5
    Rated 4.5 stars out of 5
  • 100 € deposito minimo
  • Reg. CONSOB 4161
trade republic
  • Azioni, crypto, ETF
  • 1+ milioni di clienti
  • Piani di risparmio lungo termine
  • 8
    Rated 5 stars out of 5
  • 50 $ deposito minimo
  • Reg. BaFin Trade Republic Bank
avatrade trading
  • Piattaforma Web, App e MT4/MT5
  • Guida al Trading
  • Licenza CySec
  • 7.6
    Rated 4 stars out of 5
  • 100 € deposito minimo
  • Reg. CONSOB 2640
freedom24
  • Conto trading remunerato 2,5%
  • Investi in azioni ed ETF
  • 1 milione di strumenti finanziari

*Capital is at risk

  • 7.5
  • Nessun deposito minimo
  • Reg. CONSOB 4792

Come pagare le tasse sul Trading

Pagare tasse trading

Adesso che abbiamo compreso nel dettaglio le principali tasse che vengono ad oggi associate ad attività di trading online, è possibile visionare sotto l’aspetto pratico come procedere al loro pagamento.

Nel caso di broker sostituto d’imposta, il pagamento viene effettuato in automatico, nel senso che è il broker stesso a trattenere l’aliquota stabilita sulla base delle specifiche attività. In caso di broker non sostituto d’imposta, bisognerà compilare la dichiarazione redditi e procedere con il pagamento.

Il pagamento delle tasse e dei tributi, quindi anche delle tassazioni sul trading online, avviene tramite il tipico modello F24. Lo stesso può essere compilato in modo autonomo, oppure tramite uno studio professionale, come ad esempio il proprio commercialista di fiducia.

La generazione del modello F24 si basa sull’inserimento di specifici codici tributo, che permettono di creare il pagamento della dovuta tassa. Come evinto nel corso del nostro esposto, in base alle singole attività, la tassazione può far riferimento all’imposta sostitutiva (codice 1100) e alla Tobin Tax.

NB: per le tasse sulle criptovalute esiste un discorso a parte che merita un approfondimento.

Tasse sul Trading non pagate: Quali sono i rischi

Tasse trading rischi

Pagare le tasse sul trading rappresenta un obbligo che tutti gli investitori devono ben tenere a mente. In tutto ciò, cosa si rischia nel non pagare le tassazioni sul trading online? Può il mancato pagamento delle tasse considerarsi un reato?

A tal riguardo, è bene tenere a mente alcune considerazioni. Non pagare le tasse, anche in riferimento alle imposte sulle plusvalenze ottenute da attività speculative, fa sì che gli enti preposti al controllo ed alla vigilanza possano considerarci evasori fiscali.

In questo caso, sulla base di quanto evaso e della situazione specifica, all’investitore potrebbero essere inflitte sanzioni di carattere pecuniario. In altri termini, un pagamento vero e proprio che può rappresentare una specifica percentuale di quanto evaso.

Cosa dire in merito alle sanzioni penali, legate a loro volta a possibili sanzioni su reato? In questo caso, la legge considera l’evasione fiscale un vero e proprio reato (punibile anche con la reclusione in carcere) solamente per specifici importi, consultabili ed aggiornati su testi legislativi.

Come risparmiare sulle Tasse di Trading

Pagare meno tasse trading

Una delle domande più effettuate all’interno di siti informativi, o forum su negoziazioni online, concerne il risparmio in merito alle tasse di trading.

Come esposto in precedenza, non pagare tasse su plusvalenze all’interno della nostra nazione (ossia l’Italia), comporta evasione fiscale e quindi la parallela e possibile presenza di sanzioni pecuniarie (o penali per fattispecie più gravi).

È quindi impossibile evitare al 100% le tasse di trading. Ciò che tuttavia è possibile esporre, sono le tecniche e le soluzioni che possono essere prese in considerazione per poter ridurre le tasse di trading.

Abbiamo quindi deciso di approfondire 3 situazioni:

  • compensazione con minusvalenze;
  • scegliere un asset senza Tobin Tax;
  • cambiare residenza.

Compensazione con minusvalenze

tasse trading online

La prima soluzione per poter pagare meno tasse, riguarda la compensazione delle minusvalenze con le plusvalenze generate nel corso dell’esercizio.

Tale processo può ovviamente essere effettuato anche esternamente al broker, qualora non si opti su operatori sostituti d’imposta. In questo caso, l’investitore che ha registrato sia profitti che perdite, ossia sia plusvalenze che minusvalenze, può andare a compensare le voci.

Così facendo, si riuscirà ad ottenere una plusvalenza minore, con la quale poter successivamente calcolare una tassazione più bassa, o addirittura nulla, nel caso in cui le minusvalenze superassero le plusvalenze.

Scegliere un asset senza Tobin Tax

Una seconda possibile soluzione che vogliamo presentarti (anche in questo caso del tutto lecita e possibile), è la scelta di strumenti finanziari non associati alla Tobin Tax.

Nel corso della nostra guida, abbiamo ad esempio ricordato come la stessa tassa si applichi ad azioni italiane, o strumenti derivati legati al sottostante dei medesimi titoli azionari di società con specifici parametri (come ad esempio sulla capitalizzazione).

È quindi possibile optare su asset differenti (anche riferite a strumenti non italiani), così da evitare il pagamento della tassa aggiuntiva Tobin Tax.

Leggi anche: Investire in NTF

Cambiare residenza

Tasse trading cambio residenza

In ultimo, visto che le regole esposte nel corso dei paragrafi precedenti hanno fatto riferimento soltanto alla nostra nazione, una seconda soluzione per poter diminuire le tasse di trading è ovviamente cambiare residenza.

In tutto ciò, è tuttavia importante tenere a mente alcuni punti. La scelta sulla nuova residenza fiscale deve essere ovviamente effettuata con cura. Così facendo, sarà possibile evitare di scegliere una nazione con una tassazione addirittura superiore a quella italiana.

Quali sono le nazioni e gli Stati che permettono ad oggi di ottenere tassazioni più agevolate? Per rispondere a questa domanda, è possibile tenere a mente due opzioni: la prima riguarda Paesi appartenenti all’Unione Europea, mentre la seconda riguarda Stati Extra Ue.

A seguire un elenco delle zone preferite da trader di tutto il mondo e con tassazioni agevolate:

  • Belgio;
  • Grecia;
  • Cipro;
  • Svizzera;
  • Malesia;
  • Belize;
  • Isole Cayman.

Tassazione sul Trading: Occhio alle truffe

Truffe trading tasse

Prima di procedere alle dovute conclusioni, è opportuno ricordare come ad oggi il settore del trading online risulti costernato da truffe su attività speculative e di negoziazione all’interno dei mercati finanziari.

In questo caso, è fondamentale prestare sempre la massima attenzione, evitando il più possibile broker che promettono (in modo non lecito) di garantire trading online senza il bisogno di pagare alcuna tipologia di imposta o di tassa (sia come soggetti sostituti di imposta che non).

Trattasi di piattaforme molto pericolose, che oltre a far sparire il proprio capitale versato, illudono trader alle prime esperienze, facendoli credere in merito alla presenza di proposte prive di tassazioni, o con condizioni agevolate inesistenti.

A tal proposito, ricordiamo invece l’importanza di optare sempre sui migliori broker di trading professionali e che espongono in modo chiaro e dettagliato tutte le informazioni che un trader (esperto, o meno esperto) dovrebbe conoscere.

È quindi possibile elencare alcune caratteristiche da poter tenere a mente:

  1. presenza di autorizzazioni, ossia di licenze ufficiali, che in questo caso vengono erogate da autorità dal calibro di CySEC, FCA, CONSOB e similari;
  2. nessun messaggio ingannevole su tasse evitabili;
  3. nessuna promessa di guadagni certi;
  4. presenza di informative sui rischi.

Tasse nel Trading – Note finali

L’approfondimento esposto ci ha dato la concreta possibilità di conoscere nel dettaglio i principali aspetti legati alla tassazione nel trading online.

Un aspetto che non dovrebbe mai essere sottovalutato, sia nel caso di attività professionali, che nel caso di piccole attività private. Abbiamo avuto modo di conoscere le imposte richieste ad oggi dallo Stato, così come la presenza di tasse accessorie (si pensi alla Tobin Tax).

In tutto ciò, entrando nel pratico, sono stati esposti due aspetti importanti relativi al pagamento delle tasse sul trading sulla base del broker eventualmente utilizzato. In modo specifico, è stato possibile constatare la presenza di:

  • broker sostituti di imposta, con poca flessibilità sul pagamento delle tasse;
  • broker non sostituti di imposta, che permettono al trader di procedere in modo indipendente con la compensazione delle minusvalenze.

Tasse nel Trading – FAQ

Quali sono le tasse sul trading online?

All’interno della nostra guida completa sulle tasse sul trading, abbiamo avuto modo di ricordare la presenza di un’aliquota del 26%, da calcolare su tutte le plusvalenze dei propri investimenti. Si ricorda inoltre la Tobin Tax.

Come si pagano meno tasse nel trading online?

Per pagare meno tasse di trading è possibile utilizzare minusvalenze in compensazione delle plusvalenze. In altri termini, andare a diminuire i profitti sulla base delle perdite subite dalle proprie attività.

Come si dichiarano i prodotti del trading online?

Nel corso del nostro esposto, abbiamo ricordato come ad oggi sia fondamentale dichiarare al fisco i propri profitti, seguendo le disposizioni di tassazioni con aliquota al 26% delle plusvalenze sugli importi stabiliti dalla legge.

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Paolo Serafini

Trader, esperto di borse e forex

Trader, esperto di borse e forex con un passato da consulente finanziario. Collabora con FinanzaDigitale, scrive libri e investe sui mercati mondiali.

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