Banche Venete: Cos’è successo e la Storia (e i costi) del Salvataggio

Il Salvataggio delle Banche venete. La storia e l'intervento da parte dello Stato (e di altre banche per rimediare allo scandalo e al crack finanziario subito da molti correntisti

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Dopo la bufera che ha visto gli istituti di credito con quartier generale ubicato in Veneto in profonda crisi e, dopo aver preoccupato i correntisti- risparmiatori, ora è prevista la settimana decisiva per procedere al risanamento di Veneto Banca e del Banco Popolare di Vicenza.

Dopo gli scandali ed i crack a cui i correntisti sono sempre più frequentemente sottoposti, ci riferiamo alla vicenda di Monte dei Paschi di Siena e delle quattro banche del Centro Italia, ora tocca mettere ordine alla vicenda delle due banche venete: Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca.

Entrambe, dopo l’enorme svalutazione avvenuta nell’ultimo anno, stanno registrando cali sempre più considerevoli, andando a penalizzare migliaia di famiglie e di imprenditori correntisti.

Banche Venete: inganni agli azionisti

Il peso del crack e delle difficoltà economiche che interessano Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca ha un impatto innegabile sugli azionisti. Si stima che il “buco nero” possa essere quantificato in un ammontare di 19 miliardi di euro, una cifra che fa paura e che intimorisce i portafogli azionari degli shareholders, sottoposti alle costanti pressioni di azzeramento delle azioni e degli aumenti di capitale sociale

. Non solo, molto probabilmente la perdita si incrementerà dato che 31 miliardi sono spariti dai bilanci bancari dal 2013; si tratta di un valore impressionante che andrà a colpire il sistema industriale ed imprenditoriale del Nord Est e i piccoli istituti locali dell’area veneta.

Banche venete: la crisi “annunciata”

In effetti, non si poteva non aspettarsela, la crisi era assolutamente annunciata e palese date le pesanti e longeve difficoltà di “governance” determinate dalla presenza di general manager “autoritari” al comando degli istituti di credito che non hanno accettato l’idea di collaborazione in team: si fa riferimento ai due AD, Consoli per Veneto Banca e Zonin per la Banca Popolare di Vicenza.

Inoltre, si deve ricordare che la stessa forma di società cooperativa ha profondamente minato che sorti delle due banche con un netto irrigidimento della struttura finanziaria e con un appesantimento e squilibrio patrimoniale. Non a caso, le banche affette da “nanismo” bancario sono quelle maggiormente colpite da crisi economica divenuta cronica e più soggette alle oscillazioni del mercato finanziario, oltre che alla sofferenza dei crediti inesigibili ed incagliati.

Crisi Veneto Banca e Banco Popolare di Vicenza: possibili rimedi?

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A salvare la sorte degli istituti di credito veneti, ci potrebbe essere il Fondo Atlante pronto per supportare e sostenere il sistema bancario, alquanto minato dalla crisi. Il Fondo sarebbe stato approntato proprio per ripianare le perdite e coprire gli aumenti di capitale, acquistare i finanziamenti in modo da evitare ulteriori buchi nei bilanci bancari, già alquanto dissestati.

L’insuccesso dell’incremento di capitale da 1,5 miliardi di euro che ha interessato il Banco Popolare di Vicenza ha costretto il Fondo all’acquisizione della Banca stessa, venendo a determinarsi a quota 99% del capitale controllato. Anche Veneto Banca è alle prese con una strategia di ricapitalizzazione da 1 miliardo di euro. Una situazione abbastanza labile e debole che vedrà costretto il Fondo Atlante ad un altro ulteriore intervento, acquisendo azioni per una quota che dovrebbe oscillare tra il 96,56% e il 98,76%. Gli investitori delle Banche venete dovrebbero essere protetti dall’assegnazione scorretta dei valori mobiliari e dalle pressioni illecite.

Nel frattempo, in questi primi giorni del mese di aprile, si attende la pubblicazione dei conti economici di Veneto Banca dopo quelli della Popolare di Vicenza con una evidente perdita di 1,9 miliardi di euro. Il salvataggio ha davvero le ore contate e si attende il parere della BCE sulla solvibilità delle banche per virare verso la fusione dei due istituti e per salvare le sorti dei risparmiatori. Secondo Gianni Mion, presidente di Popolare di Vicenza, sarebbe inutile procedere ad un salvataggio separato dei due istituti bancari e ripone la fiducia in una veloce fusione tra Veneto Banca e Popolare di Vicenza entro fine anno.

Il Governo “Salva” le Banche Venete

Come Comunicato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) in data 23 giugno 2017 “L’autorità di vigilanza della Banca Centrale Europea ha dichiarato che Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca sono in una condizione definita “failing or likely to fail”.

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L’autorità europea responsabile delle decisioni di risoluzione bancaria (SRB – Single Resolution Board) ha deliberato che non sussistono tutti i requisiti previsti per una risoluzione.

Il Governo si riunirà nel fine settimana per adottare le misure necessarie ad assicurare la piena operatività bancaria, con la tutela di tutti i correntisti, depositanti e obbligazionisti senior”.
E così è stato, “Un intervento a favore di correntisti e risparmiatori e delle economie del territorio per evitare un fallimento disordinato“, ha commentato il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni al termine del CDM, riunitosi per discutere e prendere decisioni in merito salvataggio di Veneto Banca e Popolare VicenzaSi è trattato di una decisione importante, urgente e necessaria” – ha voluto aggiungere Gentiloni – “non è stato un regalo ma, un’operazione necessaria”.

Unione Europea e Salvataggio Banche Venete: l’ok al Governo

Anche la stessa Commissione europea da Bruxelles ha approvato le misure italiane per facilitare la liquidazione di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca in base alle norme sull’insolvenza. Alcun timore che la liquidazione delle banche venete possa arrecare danni e pregiudizi per la buona stabilità economico-finanziaria dell’Eurozona.

Il problema centrale ora è quello di dover valutare se e quanto l’intervento pubblico possa incidere sulle casse delle finanze pubbliche. La Commissione europea, tuttavia, non esclude che gli aiuti pubblici non graveranno su deficit e debito pubblico.

D’altra parte a rimettersi sono sempre i contribuenti e cittadini e nella storia delle crisi bancarie la regola è sempre la stessa che, forse, mai cambierà: “Utili privati e perdite pubbliche, a danno della collettività!”. Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca gravavano in condizioni assai disastrose da ben cinque anni, e il fatto che questi istituti di credito siano stati posti in liquidazione aiuterà il comparto bancario a recuperare la sua competitività e a stabilizzarsi.

Si deve considerare anche il fatto che, ora, dal fallimento delle Banche Venete almeno il 40% dei posti di lavoro è destinato ad andare “in fumo”: si stima una cifra di circa quattromila nuovi disoccupati, oltre alla messa a punto dello schema di compensazione per i clienti oggetto di vendite fraudolente. Queste comprendono la cessione di alcune attività che saranno integrate a Banca Intesa Sanpaolo. I depositi restano pienamente protetti. I detentori di debito senior non dovranno contribuire al burden sharing.

Banca Intesa si assume i rischi sulle Banche Venete

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La partecipazione di Banca Intesa è stata criticata nonostante lo stesso istituto offre garanzia agli scoperti delle banche venete, difficilmente colmabili dal mercato.

Non solo, offre flussi di capitali e finanziamenti e si espone ai crediti deteriorati detenuti dalle Banche Venete, stimabili in un ammontare di 17 miliardi di euro e questa è, pure, la garanzia offerta dallo Stato italiano, qualora Banca Intesa non dovesse onorare le obbligazioni assunte.

Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha sottolineato che l’importo complessivo delle risorse mobilitate è di 17 miliardi di euro, anche se l’esborso immediato nei confronti di Banca Intesa, ammonterebbe a circa 5,2 miliardi di euro. Inoltre, ha aggiunto lo stesso Padoan che le risorse approntate non impatteranno sui saldi di finanza pubblica, in quanto già stanziate e previste nel Decreto salva-banche.

Il governo italiano ha utilizzato le regole europee nel migliore modo possibile, l’alternativa sarebbe stato “lo spezzatino”. Tutelati correntisti e obbligazionisti senior. Per i titolari di obbligazioni subordinate sarà previsto un ristoro dell’80% da parte dello Stato, con la quota restante che dovrebbe essere a carico di Banca Intesa, che metterà a disposizione fino a 60 milioni”, così a concluso Padoan.

Luca Conti

Esperto di mercati finanziari e trader indipendente

Esperto di mercati finanziari e trader indipendente. Collabora con Finanza Digitale curando i contenuti dedicati al trading.

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