Jerome Powell, Presidente della Federal Reserve, ha chiarito che il passo decisivo da fare per frenare l’inflazione che ha raggiunto i livelli massimi del 1981 è intervenire sui tassi già a partire dal prossimo mese di maggio.
Un intervento decisivo, secondo Powell, che non debba limitarsi ai comuni aumenti dei tassi di interesse che di solito non superano i 25 punti percentuali, bensì intervenire in maniera più incisiva e determinante, applicando un incremento di 50 punti percentuali.
Non è affatto da escludere un aumento del costo del denaro di 75 punti già entro l’estate prossima, con l’obiettivo di riportare i tassi di interesse alla neutralità e ridurre l’inflazione galoppante che rischia di diventare un vortice indomabile.
L’obiettivo principale da raggiungere in tempi brevi è quello di rendere più stabili i prezzi e gli interventi della Banca Centrale che si sono sempre attestati ai 25 punti percentuali quando l’inflazione non superava il 3% potrebbero non oggi bastare.
Aumento tassi Fed: la reazione dei mercati

La valutazioni di Powell che anticipano i prossimi interventi importanti della Federal Reserve hanno scosso i mercati di tutto il mondo, alzando il livello di volatilità e destabilizzando le strategie finanziarie dei trader.
L’approccio aggressivo del Presidente delle Fed ha condizionato non poco i mercati, a tal punto che hanno reagito con un notevole ribasso delle azioni e un rialzo delle obbligazioni che ha sfiorato il 3%.
Le obbligazioni d’oltreoceano sono state deprezzate e svendute, registrando un rendimento che supera il 3% sulle quinquennali, il più alto degli ultimi 4 anni. Anche i bond decennali sono in aumento e molto vicine al valore massimo degli ultimi 3 anni.
Giù nel complesso tutte le borse mondiali, a cominciare dal vecchio continente. L’indice Eurostoxx 50 cede oltre il -1,40%, registrando un ribasso complessivo di tutte le principali borse europee.
Gli obiettivi della Federal Reserve

Il numero uno della Fed, con il suo intervento determinato, mira a limitare la domanda in forte rialzo, una misura drastica che non lascia spiragli positivi sulla crescita economica.
Intervenire a gamba tesa sui tassi interesse significherebbe tagliare le gambe alla programmazione di rilancio economico pianificata per rilanciare l’economia globale dopo la recente pandemia da Covid-19 che ha messo in ginocchio il mondo intero.
Senza considerare che interventi così importanti potrebbero avere ripercussioni significative ad un anno dalle elezioni.
Secondo quanto dichiarato dallo stesso Powell, non sembrano esserci i presupposti per subire una vera e propria recessione, ma certamente il periodo che andremo ad affrontare non sarà per nulla facile .
L’obiettivo principale sarà quello di frenare la corsa estrema di un’inflazione che si preannuncia molto preoccupante, senza che queste misure si traducano in recessione.
Non è possibile, sostiene il Presidente della Fed, rilanciare l’economia senza prima garantire la stabilità dei prezzi.
Se in un primo momento l’inflazione appariva transitoria, si poteva essere disposti a mettere al primo posto la garanzia occupazionale, tuttavia, considerati gli ultimi dati, un intervento drastico risulta a dir poco necessario, se non addirittura obbligatorio per riprendere in mano la situazione economica internazionale.
Una politica di interventi che sembra riprendere quella adottati dall’ex Presidente Fed Paul Volcker, che a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 ha dovuto adottare una recessione per contrastare l’inflazione ed assicurare stabilità all’economia.
L’incontro in programma il prossimo 3-4 maggio del Federal Open Market Committee renderà più chiare le misure che saranno adottate per difendersi dall’inflazione e dare stabilità ai prezzi.