Un tema particolarmente importante che potrebbe favorire la crescita del Paese è l’avvio di una pianificazione della transizione digitale.
Un settore che, tuttavia, non sembra interessare particolarmente i partiti politici italiani, i quali hanno deciso di escludere la voce fintech dai programmi elettorali.
Eppure la fintech rappresenta l’evoluzione tecnologica della finanza digitale e, secondo il report di Growth Capital e Italian Tech Alliance, diffuso dagli organi di informazione, in soli sei mesi sono stati investiti ben 315 milioni di euro in fintech italiane.
Oltre il 30% degli investimenti totali effettuati nel primo semestre del 2022, pari a quasi 1 miliardo di euro, sono stati destinati in startup che operano nel mondo della finanza digitale.
Tuttavia, in vista delle prossime elezioni nazionali in programma il 25 settembre, i partiti politici non sembrano interessarsi ad un comparto che potrebbe rappresentare il futuro dell’Italia.
I partiti politici non trattano i temi fintech e criptovalute

Nonostante sia già pronto il pacchetto finanza digitale dell’Unione europea, l’Italia sembra ancora oggi voler rimanere indietro sull’importante tema che riguarda la fintech e le criptovalute.
Solo alcuni cenni da parte del Movimento 5 Stelle, guidato dall’ex Premier Giuseppe Conte, e la Lega di Matteo Salvini, che hanno vagamente citato la finanza digitale all’interno del loro programma elettorale.
Si tratta pressoché di una proposta di regolamentazione che classifichi criptovalute e token, allo scopo di favorire il loro utilizzo, considerando l’enorme interesse che suscitano oggi le criptovalute.
Un tentativo di introdurre una regolamentazione che agevoli l’utilizzo delle monete digitali e il conseguente approccio fiscale sulle criptomonete, al fine di dare più certezza a chi opera su questi specifici asset.
Approccio molto generico invece per il Movimento 5 Stelle che, come si legge nel programma elettorale, su fintech e criptovalute che si limita a definire un piano industriale basato sulle tecnologie strategiche per il futuro.
Il M5S tratta sommariamente alcuni temi di seguito riportati che riguardano fintech e criptovalute, senza tuttavia proporre interventi più incisivi per favorire la transizione digitale in Italia:
- fintech;
- valute digitali;
- intelligenza artificiale;
- robotica;
- manifattura digitale;
- agrifoodtech;
- semiconduttori;
- creazione di contenuti digitali;
- aerospazio;
- web3;
- scienze della vita;
- nanotecnologie;
- quantum computing;
- metaverso.
La politica italiana non investe sullo sviluppo tecnologico

Le agende dei partiti politici italiani non prevedono quindi – in vista delle prossime elezioni – uno sviluppo tecnologico che tratti fintech e criptovalute come volani per la crescita e lo sviluppo del Paese.
Eppure nel 2022 ci si aspettava un vero e proprio cambio di marcia della politica italiana, in rapporto ai dati crescenti emersi dagli investimenti effettuati su fintech e criptovalute.
Ad oggi, la stessa Agenzia delle Entrate si trova ancorata ad una vecchia norma che equipara le criptovalute alle monete estere, sulle quali viene applicata una tassazione al 26% in caso di detenzione superiore a 7 giorni consecutivi, come spiegato nel nostro approfondimento su criptovalute e dichiarazione dei redditi 2022.
Investire in criptovalute oppure sulle migliori azioni fintech sembra essere oggi un’attività finanziaria abbastanza diffusa per molti trader o aspiranti tali che credono fortemente nel settore digitale ed operano con le migliori piattaforme di investimento legalmente autorizzate.