Il prelievo forzoso sui conti correnti incute sempre un centro timore ai contribuenti, da quel lontano 1992, quando sotto il Governo Amato venne applicato per la prima volta. Come si intuisce dal termine è una procedura con cui lo Stato può letteralmente mettere le mani sui conti correnti degli italiani, prelevando denaro contro la loro volontà.
Negli ultimi tempi il prelievo forzoso è stato al centro del dibattito politico sia del governo Draghi sia di quello Meloni, con l’idea di introdurre una nuova patrimoniale.
Una possibile soluzione per ridurre il rapporto del debito pubblico/PIL italiano pari al 144,4%, tra i più alti rispetto a una media in Europa del 91%.
Nella Riforma Fiscale 2024, il Governo Meloni non ha introdotto un prelievo forzoso nel vero senso della parola. Ma le ultime notizie su un possibile nuovo redditometro sembrano preannunciare un possibile intervento in scivolata dell’esecutivo, anche in vista della manovra correttiva di settembre.
C’è da spaventarsi? No, ma meglio sapere cos’è il prelievo forzoso e come prepararsi.
Cos’è un prelievo forzoso
Il prelievo forzoso è un meccanismo con cui lo Stato italiano può prelevare il denaro dai conti correnti degli italiani contro la loro volontà.
Si distinguono due forme:
- prelievo forzoso “diretto“;
- prelievo forzoso “indiretto” per mancato adempimento di norme e tributi.
Nel primo caso si applica in casi di emergenza, quando lo Stato italiano deve fare “cassa” al fine di rispettare precisi requisiti finanziari o affrontare situazioni debitorie eccezionali. Storicamente la prima volta che un Governo ha approvato un prelievo forzoso dai conti correnti di questo genere è stato nel 1992.
Siamo sotto il Governo Amato, durante la fase di profonda svalutazione della lira e con una situazione del debito pubblico fuori controllo, che portò alla sospensione, momentanea, della nostra moneta allo Sme (Sistema Monetario europeo). L’allora presidente del Consiglio, Giuliato Amato, per far fronte a tale situazione impose una patrimoniale sui conti correnti dello 0,6%. Consisteva in un prelievo forzoso su:
- conti deposito bancari e postali;
- conti correnti;
- certificati di deposito;
- prodotti di risparmio.
È stato il primo caso di patrimoniale, seguito però da altre forme simili. Pensa all’imposta di bollo sui conti correnti introdotta dal Governo Monti, quella ipotecaria, il canone Rai, le imposte su transazioni finanziarie ecc.
Prelievo forzoso e Governo Prodi
Altro caso in cui si è applicato un prelievo forzoso sui conti correnti in caso eccezionale risale al 1996 sotto il Governo Prodi. Anche qui ci troviamo in una situazione eccezionale, data la necessità dello Stato italiano di attuare una manovra di 4.300 miliardi delle vecchie lire al fine di ridurre il debito pubblico dello 0,6% e portare l’Italia nei parametri stabiliti dal Trattato di Maastricht, per l’ingresso nella Comunità Europea.
Venne stabilita un’imposta addizionale sulle persone fisiche con un’aliquota fino al 3,5% applicata direttamente sugli stipendi dei lavoratori dipendenti e con pagamento in due rate sui redditi dei lavoratori autonomi. Parte della somma prelevata, equivalente al 60%, è stata poi restituita l’anno successivo, pari solo al valore dell’importo versato, senza eventuali interessi.
Prelievo forzoso e riforma fiscale Meloni 2024
La caratteristica dei prelievi forzosi del 1992 e del 1996 è stata quella di attuare un’azione diretta sui conti degli italiani. Una situazione economica che, per certi aspetti, si avvicina alla situazione odierna.
Secondo i dati del upB (Ufficio parlamentare di bilancio) il rapporto tra debito pubblico e PIL negli ultimi 3 anni ha raggiunto livelli di pericolo, anche a causa dell’inflazione che ha inciso con la crescita del PIL.
Nell’ultimo triennio la percentuale è scesa dal 144,4% al 141,4%, rimanendo comunque tra i livelli più alti in Europa, secondo solo alla Grecia con il 150,8%. Basta prendere come riferimento Paesi che hanno economie forti come la nostra:
- Germania: 66,5%;
- Francia: 109,5%;
- Spagna: 109,1%.
Già sotto il Governo Draghi si era valutato il prelievo forzoso e una nuova patrimoniale. Venendo ai tempi odierni, durante le fasi di approvazione della Riforma Fiscale 2024 del Governo Meloni si era parlato di inserire questo meccanismo: per recuperare imposte e tasse non pagate dai contribuenti attribuendo un maggior potere all’Agenzia delle Entrate.
La Meloni si è però categoricamente opposta a tale situazione: nel testo approvato a fine dicembre, non è stato introdotto un sistema di prelievo forzoso simile a quello del Governo Amato e Prodi. Vi è solo un riferimento, nell’art 16, alla possibilità che il Governo “potenzi l’attività di riscossione coattiva dell’Agenzia delle Entrate attraverso la razionalizzazione e automazione della procedura di pignoramento”.
Prelievo forzoso sui conti correnti con pignoramento
Il sistema di prelievo forzoso esiste già da tempo, ma in modo indiretto applicato in caso di mancato pagamento di un imposta o delle tasse. Infatti, l’Agenzia delle Entrate può pignorare beni mobili e immobili di un contribuente in presenza di una situazione debitoria.
La procedura di pignoramento è un sistema attraverso cui un creditore privato o lo Stato agisce sui beni del debitore per ottenere il risarcimento di quanto a lui dovuto.
In ambito privato il pignoramento non si applica subito, ma richiede una serie di passaggi: decreto ingiuntivo, sentenza di un giudice che attesti il diritto del creditore, lettera di precetto, apertura del pignoramento, prelievo forzoso. La tempistica può richiedere da 4 mesi ai 2 anni.
Nel caso dell’Agenzia delle Entrate la procedura che porta al prelievo forzoso è molto più semplice: non è necessaria la sentenza di un giudice. Ecco i passaggi:
- notifica di una cartella esattoriale con termine di pagamento di 60 giorni;
- se non ci si oppone o si paga, allo scadere dei 60 giorni inizia la procedura di pignoramento.
Quando si applica il prelievo forzoso con pignoramento sul conto correte
Per prelevare denaro contro la volontà del contribuente, il creditore deve avere un diritto di credito. Nel caso dei privati si traduce nel possesso di un contratto, una o più rate saltate di un prestito o di un mutuo, una fattura non saldata, un assegno o una cambiale protestati.
Invece, quando si parla di Stato italiano si fa riferimento a:
- imposte non pagate (IVA, l’imposta di bollo ecc.);
- tasse non versate;
- contributi INPS non pagati;
- altre tipologie di tributi insoluti.
Quando l’Agenzia delle Entrate non può pignorare il conto corrente
Il prelievo forzoso dell’Agenzia delle Entrate su stipendio e pensione ha dei limiti. Nel primo caso possono essere prelevate forzatamente le seguenti somme:
- 1/10 per gli stipendi inferiori ai 2.500€;
- 1/7 per gli importi tra 2.500€ e 5.000€;
- 1/5 per gli stipendi superiori ai 5.000€.
Invece per le pensioni la somma minima non pignorabile è di 1.000€. Infine, sui conti correnti di lavoratori autonomi non si applicano limiti di prelievo.
Prelievo forzoso del conto corrente: domande frequenti
In presenza di tributi o imposte non pagate il fisco può prelevare dal conto corrente pignorandolo dopo 60 giorni dell’avvenuta comunicazione di una cartella esattoriale.
Per far fronte alla svalutazione della lira e all’aumento incontrollato del debito pubblico, il Governo Amato ha applicato la prima forma di prelievo forzoso diretto sui conti correnti.
La Riforma Fiscale 2024 del Governo meloni approvata a dicembre 2023 non ha portato modifiche al sistema di prelievo forzoso già esistente da parte dell’Agenzia delle Entrate.