Sequoia Capital ha mandato una lettera agli investitori esistenti di Stripe proponendosi di acquistare azioni sul mercato secondario per un valore totale di circa 861 milioni di dollari, come confermato da Axios.
Questa mossa è particolarmente degna di nota nell’attuale mercato delle IPO, dove solo quattro aziende tecnologiche sostenute da venture capital sono state quotate in borsa finora nel 2024. Stripe, co-fondata dai fratelli Patrick e John Collison, è stata una protagonista di spicco nello spazio fintech sin dalla sua nascita, e da tempo si parla di una possibile quotazione.
La fiducia di Sequoia nel futuro di Stripe è sottolineata dalla lettera della società ai limited partners, che esprime forte ottimismo sulla durabilità di Stripe attraverso i cicli economici. Nonostante la valutazione di Stripe abbia raggiunto i 95 miliardi di dollari nel marzo 2021 e successivamente sia scesa a 50 miliardi di dollari nel 2023, la società ha recuperato con una recente valutazione di 70 miliardi di dollari.
Sequoia, che ha investito un totale di 517 milioni di dollari in Stripe dal 2011, sta ora proponendo una via d’uscita per i suoi LP attraverso questo riacquisto di azioni. Questa manovra strategica suggerisce che Stripe non ha in programma di quotarsi in borsa nell’immediato futuro.
Ipotesi che trova conferma anche dalla presenza dei partner di Sequoia, Luciana Lixandru e Kevin Kelly, nel consiglio di amministrazione di Stripe, che hanno una conoscenza approfondita delle strategie finanziarie dell’azienda.
Stripe continua a operare robustamente sul mercato dei pagamenti digitali. Ha superato un volume totale di pagamenti pari a 1 trilione di dollari nel 2023 e ha mantenuto un flusso di cassa positivo. Questa stabilità, combinata con la sostanziale posizione di Sequoia valutata a 9,8 miliardi di dollari, mostra un futuro promettente per Stripe.
Le implicazioni della scelta di Sequoia sono significative e potrebbero potenzialmente influenzare le dinamiche di mercato e la fiducia degli investitori sia nel settore fintech che nell’industria tecnologica più ampia, anche in ottica del più ampio mercato delle IPO previsto negli USA per il 2024 e 2025.