Oltre che per il crypto inverno, il 2022 sarà ricordato anche per il crollo degli NFT. La notizia dell’asta deserta del non fungible token del primo tweet di Jack Dorsey, ha portato a discutere sul futuro degli NFT. L’opera digitale, pagata 2,9 milioni di dollari a marzo dell’anno scorso, ha ricevuto offerte di poco superiori ai 277 dollari.
Uno dei tanti esempi di come il comparto delle opere digitali sia stata risucchiato dalla crisi delle crypto, portando gli investitori a parlare di uno scoppio della bolla NFT. Oggi, secondo Bloomberg, gli scambi di non fungible token sono diminuiti del 97%, passando a gennaio del 2022 da un valore di 17,2 miliardi a poco più di 450 milioni a novembre dello stesso anno.
Per alcuni analisti questo è solo un crollo momentaneo, causato anche dagli eventi che hanno portato a quello del settore delle criptovalute. Per altri è scoppiata una bolla già preannunciata, data la crescita esponenziale del comparto nell’anno precedente. Cosa è successo, dunque, al mercato degli NFT?
Cosa c’è dietro al crollo degli NFT

Per chi non conosce il significato di NFT, è un acronimo che identifica i non fungible token, una tipologia di codice che rappresenta la proprietà di un’opera digitale o di servizi finanziari crypto, supportata dalla tecnologia blockchain.
A differenza delle criptovalute come i Bitcoin e gli Ethereum, che sono riproducibili e tutti uguali, la caratteristica degli NFT è quella di essere dei token unici – e per questo si definiscono non fungibili. Un NFT può essere un disegno, un quadro, un video, una foto, un testo o a una qualunque forma di espressione collegabile a un token in grado di certificarne la proprietà.
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L’idea nasce nel 2014, dalla mente di Kevin McCoy, il quale voleva creare un sistema che permettesse, in modo sicuro e immediato, di tracciare la provenienza delle opere digitali. Nel 2021 gli NFT erano il trend del momento, considerati nel settore delle criptovalute uno strumento di speculazione finanziaria.
Basta considerare che le transazioni in NFT sono passate da poco più di 4 milioni di dollari a un miliardo, arrivando, agli inizi del 2022, a quota 17 miliardi. L’esempio è quello degli NFT più costosi, come l’opera The Merge, venduta a 91 milioni di dollari, oppure The First 5.000 Days, una creazione composta da cinquemila foto e che ha raggiunto la cifra di 70 milioni di dollari.
A novembre 2022 il mercato degli NFT segnava una contrazione del 97%. Un’opera come Bored Ape Yacht Club, acquistata a 1,3 milioni di dollari, oggi vale poco più di 70.000 dollari. Il prezzo di The Currency, una raccolta ricreata da un celebre artista come Damine Hirst, venduta a oltre 10.000 dollari a dicembre 2022, vede il suo prezzo odierno dimezzato. Altro esempio è stato il caso del primo tweet di Jack Dorsey.
Il caso Twitter

Sina Estavi, l’imprenditore che si aggiudicò l’ampiamente discusso NFT, ha tentato la rivendita all’asta del famoso primo cinguettio del fondatore di Twitter, Jack Dorsey, senza tuttavia ottenere lontanamente i risultati sperati.
Nel vano tentativo di sfruttare l’onda mediatica dell’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk, Sina Estavi aveva dichiarato una previsione di offerta non inferiore ai 25 milioni di dollari, un importo quasi 10 volte superiore al prezzo pagato solo un anno fa.
Tuttavia, l’offerta più alta, tra le 7 pervenute, è stata di soli 0,09 ETH, corrispondenti a circa 277 dollari. Alcuni analisti hanno indicato come possibile causa le recenti vicende che hanno coinvolto Sina Estavi, in carcere per 9 mesi in Iran con l’accusa di aver interferito con il sistema economico del suo Paese natale, e il fallimento della sua piattaforma Cryptoland, con il conseguente crollo del suo token Bridge Oracle.
Dall’altro lato, alcune banche di investimento, come Goldman Sachs e la stessa Bloomberg, hanno ribadito come questo episodio è uno dei tanti che vanno a dimostrare come sia scoppiata la bolla NFT.
Bolla NFT: crollo di tutti i settori

Gli esempi che identificano un probabile crollo del mercato degli NFT sono molti, tanto che gli analisti hanno paragonato questo momento a quello della bolla speculativa dei mutui sub-prime del 2007-2008 e alla bancarotta di banche come la Lehman Brothers.
A confermare l’inverno del mondo degli NFT vi è una discesa di tutti i comparti. Infatti, uno dei settori che aveva ottenuto un maggior riscontro per la vendita di non fungible token, quello gaming, ha visto improvvisamente un crollo. Le vendite su giochi come Axie Infinity e Gods Unchained sono diminuite del 93%.
Non da meno è il settore delle opere digitali da collezione. Se prima vendere un NFT della collezione CryptoPunks o Bored Ape Yacht Club era semplice e redditizio, oggi i volumi di scambio sono ridotti del 94%, con una perdita di valore di oltre il 30%.
Gli stessi marketplace hanno visto le loro entrate ridursi drasticamente. Per esempio, il sito OpenSea, tra le piattaforme NFT più grandi, ha visto i suoi volumi di scambio passare da tre miliardi di dollari, a settembre 2021, a poco più di 220 milioni di dollari nel settembre 2022, obbligando il vicepresidente Shiva Rajarman ad attuare una politica di riduzione del personale del 20%.
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Cosa non ha funzionato con gli NFT

Oggi la domanda che si pongono tutti coloro che hanno creduto nel mondo delle opere digitali è se sia una fase momentanea, o lo scoppio di una bolla NFT speculativa.
Certo, dopo una crescita esponenziale avvenuta nel 2021, una fase di stabilizzazione dei prezzi era immaginabile. Tuttavia, la fase di crisi del settore si protrae da quasi un anno. Cosa non ha funzionato negli NFT?
Per rispondere a questa domanda può essere utile valutare quali siano stati i fattori che hanno determinato il crollo:
- crypto inverno e crisi dei mercati;
- bancarotta FTX;
- sistema speculativo;
- mancata regolamentazione.
Il 2022 è stato un anno critico per il settore delle crypto, con una capitalizzazione che è passata da tre trilioni di dollari a poco più di un trilione, con una riduzione di oltre il 60%.
La crisi delle valute non ha risparmiato quella a più alta capitalizzazione, tra le quali la blockchain di Ethereum, tra le reti principali utilizzate per lo scambio degli NFT. Il passaggio al protocollo Proof Of Stake e la riduzione del 99% delle emissioni di energia elettrica, non ha ottenuto l’effetto sperato di aumentare le transazioni.
A rendere le cose ancora più incerte, è stato anche il fallimento dell’exchange FTX, e dei relativi NFT presenti sulla piattaforma che hanno perso valore.
Altro aspetto da considerare è quello speculativo. Gli NFT sono una tecnologia innovativa, ma il loro utilizzo è stato prettamente focalizzato al lato economico, ovvero come strumenti finanziari e non come forma d’arte. Ciò ha innescato una crescita esponenziale del prezzo e la sua successiva contrazione.
NFT: un mercato senza regolamentazione
Infine, un discorso a parte riguarda la mancata regolazione nel sistema NFT. Infatti, non esistono delle regole o delle normative, in tutto il mondo, che vanno a tutelare e definire questo settore.
Basta considerare che, come ribadito dall’economista Peter Schiff, non vi è un limite alla produzione di un NFT. Ciò significa che un creatore di non fungibile token potrebbe in ogni momento inondare il mercato di nuovi token, portando a un abbassamento del loro valore.
La mancanza di una regolamentazione determina incertezza per tutte quelle aziende o trader che vogliono investire in questa tecnologia, dato che il valore di un non fungible token sarà strettamente connesso alla domanda e all’offerta.
In quest’ottica sia la FED sia l’Unione Europea, oggi si stanno adoperando al fine di creare una base legislativa per le crypto e gli NFT. Cosa non facile, soprattutto, data la particolare natura del settore che si basa proprio su un sistema decentralizzato e privo di un controllo centrale e che non favorirà la loro crescita futura.
Bolla NFT: previsioni 2023

Secondo alcuni analisti questa fase di crisi può avere risvolti positivi. Infatti, l’attenzione all’aspetto speculativo ha distolto gli utenti dal valore stesso della tecnologia collegata agli NFT e alle loro possibili applicazioni.
Ciò andrebbe a potenziare quegli impieghi da parte di utenti che comprendono il valore di questi strumenti, rafforzando i settori che possono crescere nel futuro.
Tra i principali settori che hanno elevate probabilità di evolvere vi è quello dell’utilizzo dei non fungible token nei giochi play-to-earn, ovvero giocare per guadagnare. Il settore GameFi ormai è ben collaudato e attira un numero elevato di utenti amanti del gaming e con la prospettiva di ottenere un ritorno economico in NFT, monetizzabile in criptovalute e in valuta FIAT.
L’esempio è quello di videogiochi come The Sandbox e CryptoBlades, oppure il gioco Magic: the Gathering. In quest’ultimo caso, gli NFT sono carte da gioco che puoi acquistare o vincere, con un valore che va da pochi centesimi di euro a diverse migliaia.
L’altro settore in cui gli NFT potrebbero crescere è quello del metaverso. Piattaforme come Axie Infinity e Decentraland fondano tutto il loro sistema sulla possibilità di acquistare, vendere e creare NFT nella realtà virtuale, attraverso l’utilizzo di token utility e gli scambi di altri non fungible token.
Inoltre, gli NFT potranno essere utilizzati anche come forma di merchandising per pubblicizzare dei brand. Un esempio è la catena Starbucks che ha lanciato una serie di token non fungibili collegati all’acquisto di particolari bevande, a cui si aggiungono marchi come Nike e altri brand sportivi.
Infine, sono diverse le piattaforme che oggi hanno programmato il rilascio di nuovi NFT, come Crypto.com e Binance, dimostrando come questo mercato, anche se in una fase di incertezza, continua a essere oggetto di interesse da parte degli investitori.