Le ultime innovazioni in ambito tecnologia e soprattutto l’arrivo delle intelligenze artificiali hanno modificato il panorama imprenditoriale italiano, introducendo da un lato strumenti utili a velocizzare il lavoro e a semplificare le operazioni, dall’altro lato nuove sfide da affrontare.
In questo contesto il settore del private banking è dovuto stare al passo con la digitalizzazione, introducendo soluzioni personalizzate per i propri clienti e modernizzando i propri sistemi. Allo stesso tempo concetti come la cybersecurity e la protezione dei dati sono diventati sempre più importanti alla luce di quelli che sono i rischi dell’utilizzo della tecnologia.
L’arrivo delle AI ha influenzato molti ambiti lavorativi e imprese, impattando più o meno direttamente sul settore bancario. Ecco a che punto è il private banking in termini di digitalizzazione in Italia e quali sono le prospettive future.
Private banking e digitalizzazione: un passo necessario
La digitalizzazione negli ultimi anni ha visto una spinta senza precedenti, soprattutto a partire dal periodo pandemico. Sono state coinvolte nel processo di innovazione tecnologica molte istituzioni pubbliche, che hanno iniziato a fornire ai cittadini diverse piattaforme online e strumenti digitali per semplificare processi che prima richiedevano procedure lunghe e complesse.
Per quanto riguarda il settore bancario, a fare il punto della situazione ci ha pensato il recente report “Innovazione nel mercato del Private Banking” pubblicato da AIPB, che evidenzia come l’innovazione tecnologica sia fondamentale per l’intero comparto, sia nell’ottica di una maggiore competitività sia in termini di attrattività verso nuovi clienti.
In un contesto sempre più digitale, mettere in atto processi di innovazione tecnologica è quindi imprescindibile per il private banking italiano, passando attraverso la gestione dei dati, la sicurezza informatica e l’intelligenza artificiale.
Un dato interessante rileva il numero di banche nel nostro paese che hanno integrato sistemi digitali e tecnologici per fornire ai propri clienti una consulenza mirata e una pianificazione finanziaria qualitativamente elevata. Più del 70% delle banche italiane negli ultimi anni ha puntato a questo tipo di passaggio.
Nella pratica, l’evoluzione tecnologica ha cambiato le abitudini dei consumatori: la maggior parte dei cittadini con un conto corrente sceglie l’home banking per effettuare diverse operazioni, senza recarsi più fisicamente al proprio sportello bancario.
Intelligenza artificiale e private banking
Lo step successivo è quello dell’integrazione delle intelligenze artificiali all’interno del settore bancario. Le AI possono fornire soluzioni ottimali per personalizzare ancora di più l’offerta delle banche verso i propri clienti, soprattutto quando si parla di gestione del patrimonio.
La ricerca AIPB stima che nel 2025 gli investimenti in questo senso cresceranno del +9,7%, tenendo conto che diverse banche hanno già avviato una fase di sperimentazione intorno a questa nuova tecnologia. Le AI possono velocizzare il lavoro, fornire supporto nell’assistenza clienti e sostenere modelli di consulenza innovativi.
Va evidenziato che l’Italia attualmente ancora è molto diffidente verso questa tecnologia: come riportato da un recente report BCG, solamente il 21% dei lavoratori utilizza le AI quotidianamente nel nostro paese, contro percentuali molto più elevate all’estero (pensiamo ad esempio al 74% raggiunto dall’India). Questo rileva come ci sia ancora molto da lavorare, prima di vedere una diffusione discreta di questo strumento nelle imprese italiane.
Se da un lato le AI possono velocizzare le procedure e fornire strumenti importanti di supporto a imprese, enti pubblici e banche, dall’altro lato sorgono nuovi rischi e timori, come quello, ancora diffuso, di sostituire il lavoro dell’uomo.
Private banking, AI e cybersecurity
Un altro punto fondamentale che attualmente risulta essere una sfida per molte realtà e per il banking privato, riguarda la sicurezza informatica. Con la digitalizzazione crescente infatti aumentano anche i rischi che possono riguardare la perdita di dati, frodi informatiche, fino ad arrivare a veri e propri crimini digitali.
Le istituzioni e le banche quindi hanno integrato, e continuano a farlo, nuove soluzioni in termini di cybersecurity, in modo da rendere le transazioni sicure e la conservazione dei dati protetta.
Per gli istituti bancari la sicurezza è la priorità assoluta, per cui la necessità crescente è quella di rimanere al passo con le nuove minacce derivate dall’uso di strumenti digitali, al fine di tutelare i dati affidati dai clienti alle banche e proteggere qualsiasi transazione economica.
Si prevede quindi che le banche investiranno sempre di più in questo senso, anche affiancando alle tecnologie attuali nuovi strumenti basati sull’intelligenza artificiale per contrastare le frodi e individuare situazioni di rischio.
L’integrazione delle AI in questo settore quindi non porterà solo a migliorare il rapporto con i clienti e a introdurre soluzioni personalizzate, ma anche a implementare la capacità di analisi delle situazioni di rischio.
Nuovo regolamento FIDA e private banking
Nel quadro normativo è rilevante il nuovo regolamento FIDA, proposto dal Parlamento Europeo, per lo sviluppo di un ambiente basato sull’Open Finance. Questa prospettiva ha l’obiettivo di garantire una condivisione a livello europeo dei dati bancari con il fine di rendere più personalizzate le offerte ai cittadini da parte delle banche.
Di fatto il regolamento si propone come nuovo strumento di promozione dell’innovazione nel private banking, coinvolgendo istituti di pagamento e di credito, ma anche imprese di servizi di cripto attività, agenzie di rating e assicurazioni. A questa apertura coincide anche una gestione dei dati più precisa da parte del cittadino, che potrà controllare e proteggere le proprie informazioni in modo specifico.
La trasparenza sull’utilizzo dei dati raccolti, anche attraverso gli strumenti digitali utilizzati, è centrale per questo nuovo quadro normativo, tramite applicazione del GDPR e richiesta del consenso specifico all’utente per la condivisione dei dati.
La proposta europea presentata quest’anno deve ancora trovare piena realizzazione, per cui si attendono le prossime mosse prima dell’effettiva messa in pratica di tali normative.