Se l’incremento dei tassi di interesse imposti dalla BCE per arginare l’inflazione galoppante ha permesso alle Banche italiane di incrementare le proprie entrate, la Banca d’Italia si chiede perché gli istituti finanziari abbiano aumentato i costi dei conti correnti.
L’aumento delle commissioni a carico dei correntisti è giustificato dalla forte pressione inflazionistica, ma è proprio grazie all’inflazione che le Banche hanno aumentato i ricavi fino a toccare anche il +40%.
Ecco come Banca d’Italia intende “bacchettare” le Banche italiane che nonostante gli alti profitti incassati continuano a perpetrare aumenti sui costi dei conti correnti.
Un intervento che secondo Banca d’Italia appare necessario e che parte dalle Banche più importanti come Intesa Sanpaolo (MIL: ISP) e Unicredit (MIL: UCG).
Gli extra-guadagni delle Banche italiane

Dai dati forniti dall’Associazione bancaria italiana e diffusi dalle testate giornalistiche finanziarie è possibile unire i punti di quanto accaduto ed avere un quadro completo che rischia di pesare sulle tasche degli italiani.
Partendo dall’incremento dei tassi di interesse del 3% applicato dalla Banca Centrale Europea per contenere la forte inflazione, si aggiunge anche il tasso sul deposito aumentato di oltre il +2,5%.
In poche parole, l’incremento del tasso andrà ad incidere sulla liquidità depositata in Banca dai correntisti e che è pari a ben 2.134 miliardi di euro, di cui 1.260 miliardi delle famiglie e 423 miliardi di euro delle imprese.
La percentuale sugli interessi per le imprese ha già raggiunto lo scorso gennaio il 3,70%, mentre una famiglia che vorrebbe accedere ad un mutuo dovrà tenere conto del 3,53% che incide in maniera significativa rispetto al precedente 1,61%.
Se la matematica non è un’opinione, le Banche hanno caricato totalmente tutti gli incrementi dei tassi sulle spalle delle imprese e per 3/4 sulle famiglie.
Vero è che sono saliti anche gli interessi che le Banche offrono ai risparmiatori, ma analizzando i dati l’incremento passa dallo 0,31% allo 0,49% e si attesta quindi solo un piccolo aumento del +0,18%.
Quindi, i rendimenti che le Banche italiane offrono ai propri clienti sono 14 volte inferiori in rapporto ai rendimenti che la BCE offre alle stesse Banche e sulla stessa liquidità.
Come risparmiare sui costi dei conti correnti

Come spesso si dice, a pagarne le spese sono i cittadini ed in questo caso i correntisti che si trovano costretti a correre ai ripari e mettere al sicuro il proprio patrimonio economico.
Se da un lato l’aumento del tasso di deposito inficia sui risparmi, dall’altro l’inflazione erode i conti correnti, motivi per cui potrebbe essere necessario intervenire.
Innanzitutto, valutare banche e conti correnti più convenienti potrebbe risultare una soluzione finanziaria oculata per evitare di registrare perdite sui propri risparmi.
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