Già da diverse settimane si attendono le mosse della Banca Centrale Europea per contrastare la forte pressione inflazionistica e l’incremento dei prezzi.
Luglio sarebbe stato il mese in cui la BCE sarebbe dovuta intervenire innalzando i tassi di interesse nell’Eurozona e tentando di arginare in questo modo l’inflazione galoppante che in Europa ha già toccato quota 8,6%.
Il tempo è pressoché scaduto e la BCE si appresta quindi ad incrementare i tassi di interesse di 25 punti base e, se necessario, anche di aumentare il costo del denaro di 50 punti base.
Le misure che la BCE adotterà potrebbero non essere limitate solo all’incremento dei tassi di interesse, ma potrebbero riguardare anche strumenti anti-Spread per garantire più equilibrio alla politica monetaria dell’Eurozona.
L’intervento della BCE

L’inflazione in Europa ha raggiunto livelli talmente alti che l’incremento di un quarto di punto percentuale potrebbe non bastare per tenere a bada l’aumento dei prezzi.
Di contro, se la BCE intervenisse aumentando i tassi di interesse di 50 punti base rischierebbe di compromettere la crescita dei Paesi Europei.
La tanto auspicata ripartenza economica post-pandemica potrebbe rischiare una pesante battuta d’arresto in caso di aumento dei tassi di interesse di ben 50 punti base.
Più probabile invece che la BCE intervenga applicando un incremento di 25 punti base sui tassi di interesse, visto che l’incremento dei prezzi è da attribuire al caro energia e non sui salari, come invece avvenuto negli Stati Uniti.
Con una base di partenza da 25 punti base sui tassi di interesse, si potrebbe registrare entro la fine dell’anno in corso un incremento dei tassi all’1,5% e permettere alla moneta unica europea di ristabilirsi, dato che il cambio euro-dollaro oggi registra quasi la parità .
Appare necessario quindi ridare slancio all’euro che solo pochi giorni fa è sceso sotto il dollaro, per poi recuperare leggermente ed oscillare di poco oltre la parità .
Un dato storico che non si registrava da oltre 20 anni quando la moneta europea entrò in circolazione per la prima volta.
Misura anti-Spread

Altrettanto atteso è il nuovo strumento che l’Europa sta mettendo in atto come scudo anti-Spread, allo scopo di evitare l’irragionevole incremento dei Titoli di Stato, soggetti alla speculazione.
In particolar modo, i Titoli di Stato italiani subiscono più di tutti l’attività speculativa a causa dell’ingente debito pubblico.
Uno scudo anti-Spread potrebbe quindi dare più equilibrio, ma lo strumento non sembra purtroppo mettere d’accordo tutti e la sua applicazione richiede ancora valutazioni e negoziazioni.
Se venisse applicato lo scudo anti-Spread, potrebbe richiedere delle specifiche condizioni e comunque non superare un determinato arco di tempo prestabilito.
A tal proposito, eventuali trattative in merito allo scudo anti-Spread richiedono un Governo stabile ed una guida certa, due punti che l’attività politico-amministrativa italiana non sembra attualmente possedere.
La recente crisi di Governo e le dimissioni presentate dal Premier Draghi non mettono l’Italia nella giusta posizione di poter negoziare con Francoforte, motivo per cui la questione scudo anti-Spread potrebbe essere ripresa quando ci saranno le condizioni favorevoli affinché il Governo abbia pieni poteri per sedersi al tavolo delle trattative.