Il decimo aumento sui tassi avvenuto nella seconda metà del mese di settembre, potrebbe essere l’ultimo. La Banca centrale europea (BCE) ha infatti annunciato la sospensione dell’aumento sui tassi tassi di interesse.
Secondo quanto riportato da Investing, il membro del Consiglio della BCE Boris Vujcic ha dichiarato ai media la ferma volontà del Presidente Christine Lagarde di bloccare ulteriori incrementi sui tassi.
I motivi sono riconducibili al crollo dei prestiti ed alle previsioni sull’inflazione nell’eurozona che già questo mese potrebbe scendere al 3,1%, dopo aver raggiunto il 10,6% nell’ottobre del 2022.
Istituti di credito adeguano i tassi su mutui e prestiti
Secondo gli esperti, l’ultimo rialzo da 25 punti imposto dalla Bce potrebbe (il condizionale è d’obbligo) essere il tetto massimo raggiunto sui tassi, in grado quindi di domare la forte pressione inflazionistica.
In base ai recenti dati, l’area euro sembrerebbe rispettare la tabella di marcia che porterebbe i tassi di interesse al traguardo del 2% già nel 2025.
L’annuncio ha subito portato gli istituti di credito ad un adeguamento sui tassi relativi a mutui e prestiti. Ci si chiede, a ragion veduta, quale sarà l’impatto di tale decisione, le sue possibili ripercussioni sul mercato finanziario e le previsioni per il 2024 ed il 2025.
L’impatto dell’aumento dei tassi d’interesse della BCE

La decisione della BCE di alzare i tassi d’interesse a settembre aveva generato un impatto significativo sul mercato finanziario, influenzando direttamente anche i mutui.
Accedere ad un mutuo oggi è di fatto più costoso per i consumatori e per tale motivo si è assistito ad una diminuzione della domanda di prestiti e un rallentamento dell’attività economica.
Se da un lato l’obiettivo è quello di controllare l’inflazione e stabilizzare il mercato finanziario, dall’altro, la scelta di aumentare i tassi ha generato un impatto negativo sull’economia.
Ad esempio, un aumento dei costi di prestito per le aziende ha portato alla riduzione degli investimenti.
Inoltre, l’aumento dei tassi ha complicato l’accesso ai prestiti e limitato così la spesa dei consumatori, rallentando quindi la crescita economica.
Le previsioni della Bce per il 2024 ed il 2025
L’inflazione continua a diminuire rispetto al 12,1% del 2022 e le previsioni di ottobre 2023 che stimano il tasso inflazionistico al 3,1% lasciano ben sperare sul raggiungimento della soglia del 2%.
Se l’obiettivo resta quello di riportare il costo del denaro al 2%, gli esperti analisti prospettano un mantenimento per tutto il 2024 ed il raggiungimento di questo traguardo non prima del 2025.
La buona notizia è che le previsioni del mese scorso sono state riviste al ribasso. Tenuto conto dell’aumento dei prezzi dell’energia, si stimava il 5,6% entro la fine del 2023, il 3,2% nel 2024 ed il 2,1% nel 2025.
Oggi, dati alla mano, il tasso inflazionistico potrebbe raggiungere quota 3,1%. Un traguardo inizialmente previsto per il 2024 che potrebbe registrarsi con un anno in anticipo.