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Breve riassunto dell’OPS Unicredit – Banco BPM

UniCredit lancia la sfida a Banco BPM. Sullo sfondo il Governo, la borsa e la partita del Golden Power.

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Qualche mese fa, UniCredit ha mosso una pedina importante sulla scacchiera del sistema bancario italiano. Ha lanciato una OPS, un’offerta pubblica di scambio volontaria e totalitaria, sulle azioni ordinarie di Banco BPM. Una mossa annunciata a fine novembre, concretizzata lo scorso 28 aprile e che, salvo colpi di scena, si concluderà il 23 giugno.

Se andasse a buon fine, darebbe vita a un gruppo con un utile netto pro-forma di quasi 12 miliardi di euro, consolidando la posizione di UniCredit come primo gruppo bancario italiano e la terza banca europea per capitalizzazione di mercato. Per ora però il quadro è ancora fermo.

Cosa sta succedendo? Per chi si fosse perso qualche passaggio, cerchiamo di fare un riassuntino di cosa sta accandendo in questa vicenda.

Il contesto

UniCredit, la seconda banca in Italia per attività e capitalizzazione guidata da Andrea Orcel, vuole rafforzare la propria presenza in Italia, il mercato più rilevante per il gruppo sia in termini di ricavi che di valore generato. L’integrazione con Banco BPM è un’opportunità per ampliare la base clienti, espandere la copertura territoriale e consolidare la posizione come banca leader del Paese (dietro solo a Intesa Sanpaolo).

L’offerta pubblica di scambio prevede che per ogni azione Banco BPM portata in adesione, UniCredit offra 0,175 nuove azioni ordinarie UniCredit. Il periodo di adesione è stato fissato dal 28 aprile al 23 giugno 2025, con la liquidazione prevista per il 1° luglio 2025.

Oltre alla fusione tra le due banche, l’operazione include anche l’acquisizione di Anima, società di risparmio gestito. Banco BPM, infatti, ha recentemente acquisito quasi il 90% di Anima tramite un’OPA (offerta pubblica di acquisto) conclusa ad aprile.

Le reazioni

Al 13 maggio, le adesioni all’offerta rappresentavano appena lo 0,013957% delle azioni interessate, segno che il processo è appena cominciato. Le prossime settimane saranno decisive, anche perché l’operazione tocca punti delicati, a cominciare dal fronte politico e regolamentare.

Il consiglio di amministrazione di Banco BPM, tuttavia, ha giudicato l’offerta di UniCredit inadeguata. Secondo la banca, l’offerta non riflette il reale valore e il potenziale della sua struttura. Inoltre Banco BPM teme possibili ricadute occupazionali e strategiche, in particolare in relazione alla futura gestione del gruppo e alla posizione della sua rete di filiali.

Per Orcel, l’operazione è un acceleratore di crescita coerente con la strategia dichiarata: crescere attraverso fusioni e acquisizioni, ma solo se capaci di generare valore, aumentare l’efficienza e migliorare la competitività sul piano europeo.

Il Golden Power

Ma c’è un ostacolo tutt’altro che secondario: il Golden Power. Il governo italiano ha imposto condizioni specifiche per autorizzare l’operazione. Tra le principali, la necessità per UniCredit di mantenere gli investimenti in titoli italiani e la cessazione delle attività in Russia entro gennaio 2026.

E UniCredit non ha nascosto le proprie perplessità. Alcune richieste, ha dichiarato l’amministratore delegato, sono “non chiare e indesiderate”. Tanto da spingere la banca a minacciare decisioni autonome, se non arriveranno chiarimenti.

La questione non è banale. In caso di mancato rispetto delle prescrizioni, UniCredit rischia sanzioni. E nel frattempo si è attivata anche la Commissione europea, a conferma della delicatezza del dossier.

Inoltre il tentativo di acquisire Banco BPM non è un desiderio solo di piazza Gae Aulenti. Crédit Agricole, già partner di Banco BPM nei settori assicurativo e credito al consumo, ha recentemente ottenuto l’autorizzazione a salire fino al 19,9% del capitale di Banco BPM. Sebbene non abbia espresso l’intenzione di lanciare un’OPA, la mossa rafforza la posizione negoziale del gruppo franco-italiano, che potrebbe giocare un ruolo chiave nelle future evoluzioni della situazione.

Risiko bancario in fermento

L’operazione si inserisce in un più ampio “risiko bancario” che sta interessando il settore bancario italiano. Altri istituti, come Mediobanca e Monte dei Paschi di Siena, stanno vivendo situazioni simili per consolidare il proprio ruolo nel risparmio gestito.

Il mercato sembra guardare alle operazioni con interesse. Alcune delle principali banche d’affari hanno alzato il target price di UniCredit. È un segnale. Gli analisti si aspettano un impatto positivo qualora l’acquisizione andasse a buon fine.

Rimane però un dato. L’offerta non è vincolante. Toccherà al Consiglio di Amministrazione di Banco BPM esprimersi, insieme agli azionisti. E intanto UniCredit e governo italiano dovranno trovare un terreno comune, un equilibrio su cui si gioca buona parte del destino dell’operazione.

Trader, opinionista ed esperto di mercati azionari e criptovalute. Uno dei primi investitori in Italia a credere in Bitcoin e diventarne un profondo conoscitore. Collabora con FinanzaDigitale dal 2014.

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