Il panorama bancario italiano ha subito una trasformazione radicale negli ultimi 30 anni. Secondo uno studio condotto dalla First Cisl, il numero di banche italiane è drasticamente diminuito, passando da 1.037 istituti nel 1993 a sole 434 nel 2023.
L’Italia precede tutt’oggi la Francia, ferma a 394, ma rimane dietro alla Polonia con 573 e all’Austria con 443 istituti finanziari. Di gran lunga più avanti la Germania, che vanta ben 1.381 banche diverse.
Quale impatto ha avuto questa riduzione sul settore bancario e quali potrebbero essere gli effetti sull’economia italiana?
Calo banche italiane: le cause
La diminuzione delle banche italiane è stata probabilmente causata da una serie di fattori che hanno inciso in maniera significativa su quanto accaduto negli ultimi 30 anni.
In primo luogo, la crisi finanziaria del 2008 ha portato a una serie di fusioni e acquisizioni nel settore bancario, riducendo il numero di istituzioni indipendenti.
In particolar modo, il taglio ha investito soprattutto le banche popolari e del credito cooperativo, comportando di conseguenza il fenomeno della desertificazione bancaria dei territori.
Basti considerare che il numero degli sportelli è sceso drasticamente dai 34.139 del 2008 fino ai 20.909 alla fine 2022. Solo nel primo semestre del 2023 sono stati chiusi altri 593 sportelli ed il numero potrebbero scendere ulteriormente.
Inoltre, l’aumento della regolamentazione bancaria ha reso più difficile per le banche più piccole rimanere competitive, spingendo molte di esse a fondersi con istituzioni più grandi.
Quali effetti sulla riduzione di banche italiane

Il calo delle banche italiane ha avuto certamente diverse conseguenze, non solo negative.
Senza dubbio la desertificazione bancaria limita il target più anziano e meno propenso all’utilizzo delle nuove tecnologie e dell’internet banking.
Inoltre, il decremento in Italia ha portato ad una maggiore concentrazione del settore bancario, con un minor numero di banche che controllano una quota maggiore del mercato e conseguenti limiti sulla concorrenza e sull’accesso ai servizi bancari per i consumatori.
Di contro però, la riduzione delle banche potrebbe aver contribuito ad una maggiore stabilità del settore bancario, riducendo di fatto il rischio di crisi bancarie.
L’opinione dell’ABI
Anche secondo Riccardo Colombani, Segretario Generale dell’Associazione Bancaria Italiana (ABI), il calo delle banche italiane è un fenomeno preoccupante che potrebbe non garantire un accesso equo e competitivo ai servizi bancari.
Nonostante gli strumenti innovativi delle banche online, l’invecchiamento della popolazione e l’incompetenza digitale non consentono oggi una più ampia diffusione dell’internet banking.
Tuttavia, l’intervento di Colombani riportato da alcuni organi di informazioni, chiarisce che la digitalizzazione non è la causa della desertificazione bancaria.
Nello specifico, in Italia solo il 48,3% della popolazione utilizza l’internet banking (rispetto al 59,6% della media Ue) e tra gli over 65 solo il 25,8% (la media Ue si attesta al 36,1%).
Secondo Colombani, potrebbe risultare fondamentale investire e gestire al meglio la transizione digitale, monitorare il fenomeno ed adottare politiche di regolamentazione bancaria per garantire un equilibrio tra stabilità e concorrenza.
Leggi anche: