Il debito pubblico mondiale è in costante crescita e, secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale (FMI), potrebbe eguagliare il PIL globale entro il 2030.
A lanciare l’allarme è stato il direttore degli affari di bilancio di Fmi Vitor Gaspar, commentando durante una conferenza stampa al meeting di Marrakech i risultati dell’ultimo aggiornamento del Fiscal Monitor.
Crescendo la domanda per la spesa pubblica e salendo anche la spesa per interessi, si complica il raggiungimento dell’obiettivo di bilanciare le finanze pubbliche.
Inoltre, i Paesi ricchi che non subiscono le pressioni finanziarie da parte dei creditori, stanno attuando politiche insostenibili per il bilancio. Una situazione che richiede una seria riflessione e azioni immediate.
Aumento della spesa per interessi: un circolo vizioso
Il Fiscal Monitor di FMI ha evidenziato non solo la crescita del debito pubblico mondiale, ma anche un aumento significativo della spesa per interessi.
Vitor Gaspar ha sottolineato le sfide che i Paesi affrontano nel bilanciare le finanze pubbliche, a causa dell’aumento della domanda di spesa pubblica e delle aspettative sul ruolo dello Stato nell’economia.
Nei Paesi più poveri, la spesa per gli interessi rappresenta un gravoso impegno economico che pesa sulle entrate fiscali, dalle quali il governo non riesce più ad attingere per pagare il debito.
L’attuale sbilanciamento tra Paesi ricchi e Paesi poveri evidenziato da FMI divide il mondo in pressioni finanziarie divergenti, richiedendo di conseguenza approcci strategici diversificati.
Inoltre, un bilanciamento delle finanze pubbliche potrebbe sostenere le Banche Centrale a frenare la forte pressione inflazionistica che ancora oggi tarda ad allentarsi.
FMI: richieste di miglioramento per l’Italia
FMI ha lanciato anche un appello all’Italia, già alle prese con uno spread a livelli elevati, esortandola a compiere sforzi maggiori per migliorare i conti pubblici.
Il direttore Gaspar ha anche evidenziato che il debito pubblico italiano scenderà, ma lentamente, e rimarrà ben al di sopra del livello pre-pandemico, mettendo in luce l’importanza di riforme strutturali e obiettivi più ambiziosi per ridurre il rapporto debito/PIL.