Dopo un anno di guerra è possibile notare come il conflitto tra Russia ed Ucraina rientri tra i fattori che hanno spinto in rialzo i prezzi delle materie prime.
Hanno contribuito in maniera significativa ad incrementare il costo delle commodity anche la forte pressione inflazionistica e l’aumento dei tassi di interesse imposti dalle Banche Centrali.
Un impatto non indifferente è stato scatenato anche dal dollaro forte sulle altre valute, lo spauracchio della recessione in Europa e negli Stati Uniti, le riaperture post-Covid in Cina.
Come hanno influito questi fattori sui prezzi delle materie prime? Ecco un’analisi effettuata sul prezzo delle commodity dall’inizio della guerra datato 24 febbraio 2022 fino ad oggi, ad un anno dallo scoppio del conflitto russo-ucraino.
L’andamento dei prezzi delle materie prime

Da una prima analisi è possibile notare l’andamento dell’oro che storicamente ha performato meglio in periodi di guerra e retto bene anche nei momenti di forte crisi economica, dati disattesi per buona parte del 2022.
In questo ultimo anno infatti, la politica monetaria aggressiva della Federal Reserve e della Banca Centrale Europea, volta ad arginare l’inflazione galoppante aumentando i tassi di interesse, ha reso debole il metallo prezioso.
Tuttavia, negli ultimi mesi le Banche Centrali hanno allentato la morsa sui tassi, un fattore che a partire dallo scorso novembre ha rafforzato l’oro e spinto in rialzo il metallo prezioso.
Anche l’argento avrebbe seguito l’andamento dell’oro, tuttavia il metallo utilizzato prevalentemente nell’industria ha subito i 3 lunghi anni di lockdown in Cina imposti dal Governo per frenare i contagi da Covid-19.
Oggi invece, l’allentamento delle restrizioni e le recenti riaperture in Cina potrebbero spingere in rialzo la quotazione dell’argento.
La politica monetaria ha giocato un ruolo decisivo nell’andamento negativo delle materie prime utilizzate nell’industria, ma proprio dallo scorso novembre la situazione potrebbe cambiare e le materie prime industriali potrebbero tornare ai livelli più alti.
Così come le riaperture in Cina e l’incremento delle attività correlate con l’utilizzo delle materie prime, rame in primis, potrebbe offrire interessanti rialzi sulle commodity.
Materie prime energetiche

In concomitanza con lo scoppio del conflitto tra Russia ed Ucraina il 24 febbraio 2022 si registrava un’impennata del prezzo del petrolio e della quotazione del gas naturale.
Contrariamente alle primissime stime, oggi invece queste materie prime sono pressoché tornate ai valori pre-conflitto, un dato che può essere spiegato analizzando 2 specifici fattori:
- l’inverno meno rigido;
- l’imponente stoccaggio in vista dell’inverno.
Un clima invernale meno rigido del solito e di breve durata ha permesso un minor consumo di gas naturale per il riscaldamento e l’energia elettrica.
Inoltre, gli imponenti stoccaggi di gas naturale effettuati dall’Europa per ridurre la forte dipendenza energica dalla Russia ed evitare importazioni costose dagli Usa hanno fatto precipitare il prezzo del gas.
Si deduce quindi che venti di guerra, crisi economica e geopolitica influiscono notevolmente sull’andamento del prezzo delle commodity, fattori che necessitano di un’attenta analisi anche in ottica di investimento sulle materie prime.