L’obbligo del POS in Italia è una regola che lo Stato ha stabilito per chi ha un’attività commerciale, come un negozio o un ristorante, o anche per i liberi professionisti (medici, avvocati, psicologi, idraulici e così via).
L’idea dietro l’obbligo è semplice: sempre più persone preferiscono pagare con la carta e meno in contanti, oltre al fatto che l’evasione fiscale resta un fenomeno diffuso e da contrastare. Per questo dal governo Monti (Decreto Legge 179/2012) avere un device POS è obbligatorio (non per tutti), anche se fino a qualche tempo fa non c’erano grosse sanzioni per chi non lo aveva.
Oggi, invece, la musica è cambiata: se qualcuno si rifiuta di farti pagare con la carta, rischia una multa. Per i clienti, questo è una garanzia: nessuno può più dire “mi dispiace, solo contanti” senza rischiare una sanzione. E questo vale per tutti, dal negozio di abbigliamento al dentista.
POS portatile più scelto












POS obbligatorio: la normativa
Dal 30 giugno 2022 il Decreto PNRR 2 (art. 15) ha introdotto in Italia è l’obbligo di dotazione POS per commercianti, professionisti e tutte le partite IVA.
La norma dice che se hai un’attività dove ricevi pagamenti devi avere il POS, cioè un terminale che permetta ai clienti di pagare con bancomat, carte di credito e altri sistemi di pagamento digitale tracciabile (alternativo al contante).
L’obbligo di accettazione POS era già in vigore dal 2014, ma l’ultima normativa (PNRR 2) ha introdotto anche le sanzioni che mancavano in passato.
Dal 26 giugno 2023 anche le tabaccherie abilitate alla vendita di sigarette, marche da bollo e altri monopoli sono obbligate ad avere un POS in negozio.
Per chi è obbligatorio il POS nel 2025?
Nel 2025 l’obbligo del POS è in vigore per tutti i commercianti, liberi professionisti e chiunque svolga attività a contatto col pubblico e riceva pagamenti.
Alcuni esempi:
- bar;
- negozi;
- ristoranti;
- hotel;
- b&b;
- tassisti;
- tabaccai;
- medici di famiglia;
- avvocati;
- parrucchieri;
- psicologi;
- artigiani;
- venditori ambulanti.
Sono obbligati ad avere un POS anche le associazioni, ASD (associazioni sportive dilettantistiche), gli enti religiosi e anche le pro loco e le realtà che organizzano sagre e fiere di paese.
La regola generale è che il POS è obbligatorio per chiunque lavora con i clienti e riceve denaro per i propri servizi.
Per chi non è obbligatorio il POS?
Proprio per la regola generale di cui sopra, gli unici ancora esonarati dall’obbligo del POS in Italia sono quei professionisti che operano nel B2B, cioè che non si rivolgono direttamente a clienti finali ma ad altre imprese o professionisti.
Alcuni esempi: copywriter, programmatori, designer, youtuber, consulenti finanziari e altre figure che offrono servizi alle imprese o lavorano in partita IVA per conto di (o guadagnando con) altre società.
Sanzioni per chi non ha il POS
Un commerciante o professionista sprovvisto di POS, o che si rifiuta di accettare pagamenti elettronici, rischia una multa di importo variabile così strutturata:
- 30,00 € di sanzione minima;
- 4% dell’importo del pagamento rifiutato.
Facciamo un esempio. Un taxi che si rifiuta di far pagare con carta una corsa del valore di 50 euro rischia una sanzione di 32 euro (30 euro di sanzione minima + 4% di 50 euro).
Un idraulico sprovvisto di POS di fronte a un possibile pagamento digitale da 350 euro rischia invece una multa di 44 euro (30 euro + 4% di 350 euro).
C’è un importo minimo per l’obbligo del POS?
No, non c’è un importo minimo. Questo vuol dire che anche se il cliente deve pagare una cifra piccola, tipo un caffè da 1 euro, può comunque chiedere di pagare con la carta, e l’esercente è obbligato a permetterlo.
La buona notizia è che per i micropagamenti, ad esempio sotto i 5 euro, i costi per gli esercenti sono quasi irrisori o azzerati.
Inoltre esistono alternative come Satispay (Business) che azzerano le commissioni per commercianti e professionisti per pagamenti fino ai 10 euro.
POS più conveniente
L’obbligo del POS può sembrare una piccola complicazione per i commercianti e professionisti, perché avere e mantenere un POS ha comunque dei costi.
Però, molte banche e servizi fintech ora offrono soluzioni convenienti, con commissioni basse o persino senza costi fissi, per rendere più facile per tutti adeguarsi a questa regola.
Esistono POS senza commissioni, che non applicano una fee a fronte di un pagamento (ma che richiedono un canone mensile) e POS senza canone. I primi sono molto interessanti per negozi e partite IVA che gestiscono tante transazioni con carta, i secondi invece abbattono i costi fissi e sono più vantaggiosi per chi ha pochi clienti che pagano con bancomat e carte.
FAQ – Obbligo POS
No, non è possibile rifiutarsi di pagare se il commerciante o il professionista non hanno il POS, né se il POS fosse guasto o fuori uso. La legge impone di arrivare a un compromesso: pagare in un altro momento o usare metodi alternativi (bonifico istantaneo, Satispay, contante). Un esercente che non comunica al cliente il malfunzionamento del POS o l’assenza rischia segnalazione e multa.
Sì, come ogni categoria professionale a contatto con i consumatori anche i tassisti devono accettare pagamenti con carta a bordo. Chi non li rifiuta obbligando il cliente a usare i contanti rischia una sanzione. La legge di bilancio 2025 ha imposto il pagamento elettronico come unica soluzione per il rimborso delle spese di viaggio con il taxi.
L’obbligo del POS esiste in Italia già da diversi anni (2014), ma all’inizio non c’erano sanzioni per chi non si adeguava, quindi non tutti l’hanno presa sul serio. La data più importante è stata il 30 giugno 2022, con l’introduzione di multe e controlli.
Tecnicamente, anche sotto i 5 euro il POS deve essere accettato. Questo obbligo può rappresentare un costo per gli esercenti, dato che pagare piccole somme con la carta può comportare commissioni, ma per fortuna molte banche e servizi fintech oggi offrono tariffe basse o flat per minimizzare i costi.
No, un negozio non può rifiutare un pagamento con il POS, a meno che non ci siano problemi tecnici come mancanza di connessione o guasti all’apparecchio. Se l’esercente rifiuta senza motivo, può essere soggetto a una sanzione, quindi rischia una multa di 30 euro + 4% dell’importo da pagare per ogni volta che si rifiuta di accettare un pagamento elettronico richiesto dal cliente.
Sì, anche chi può non aprire partita IVA (associazioni no profit, b&b occasionali, privati, ecc.) devono dotarsi di un POS. Le banche non offrono un terminale ai privati, ma esistono società di pagamento elettronico che offrono POS senza partita IVA convenienti.