Hai sentito sicuramente parlare di “FinTech”, un termine che è entrato nel vocabolario di tutti quando si parla di innovazione nel mondo della finanza. Si associa quasi sempre a quelle aziende, spesso startup, che sfruttano la tecnologia per rendere i servizi finanziari più semplici, accessibili e moderni.
Negli ultimi anni, però, sta emergendo anche un nuovo concetto simile, a con una sfumatura diversa: il “TechFin“. Anche se il nome sembra lo stesso, il significato e l’approccio sono diversi. Vediamo insieme di cosa si tratta e in cosa differiscono.
Cosa vuol dire fintech
Il termine “FinTech” nasce dalla combinazione delle parole “Financial” e “Technology”. Le aziende fintech operano per migliorare i servizi finanziari già esistenti o per crearne di nuovi.
Si tratta di imprese, spesso startup, che si concentrano su un aspetto specifico del settore, come pagamenti digitali, prestiti peer-to-peer, gestione degli investimenti o assicurazioni.
L’idea di fondo è individuare un’inefficienza o una mancanza nei servizi finanziari tradizionali e risolverla con l’uso di tecnologie innovative.
Esempi pratici? Le app di mobile banking che consentono di gestire un conto corrente direttamente dal telefono, i servizi di pagamento online come PayPal o Satispay, le piattaforme di prestiti tra privati.
Queste aziende sono spesso guidate da un forte spirito di innovazione e da un approccio che mette al centro il cliente. Usano tecnologie come intelligenza artificiale, blockchain e API per rendere l’esperienza più semplice, rapida ed economica.
Ad esempio, un servizio di pagamento online può ridurre drasticamente i costi delle transazioni rispetto ai metodi tradizionali e offrire una maggiore trasparenza.
Cosa vuol dire techfin
Il TechFin, invece, indica una dinamica inversa rispetto al fintech. Si tratta di aziende tecnologiche che decidono di offrire servizi finanziari.
A differenza delle fintech, che nascono già nel settore finanziario, le techfin si espandono nel mondo della finanza a partire da un core business tecnologico. Il vantaggio di queste imprese è spesso il fatto di avere già un’ampia base di clienti e una grande quantità di dati a disposizione.
Prendiamo come esempio colossi come Google, Amazon, Apple o Meta. Queste aziende conoscono già le abitudini, le preferenze e le attività dei loro utenti grazie ai servizi tecnologici che offrono. Dunque, possono usare queste informazioni per offrire servizi finanziari su misura.
Pensa a Google, che con la sua mole di dati può profilare un utente e offrire servizi come il microcredito in modo molto più preciso rispetto a una banca tradizionale.
Oppure Amazon, che conosce le preferenze d’acquisto e le abitudini di pagamento dei suoi clienti, e può quindi proporre servizi finanziari come prestiti o carte di credito personalizzate.
Anche Apple, con il suo ecosistema di dispositivi, ha lanciato Apple Pay e altre soluzioni per i pagamenti, sfruttando la fedeltà dei propri utenti.
Differenze tra fintech e techfin
La differenza tra fintech e techfin non riguarda solo l’approccio, ma anche le risorse e le modalità di intervento.
Le fintech nascono e crescono nel settore finanziario con l’intento di portare un’innovazione dirompente e migliorare i servizi esistenti. Il loro punto di forza sono:
- agilità;
- capacità di adattarsi alle esigenze dei clienti;
- capacità di introdurre nuove tecnologie rapidamente.
Spesso però devono costruirsi da zero una base di utenti, superare le complessità normative e affrontare sfide di raccolta fondi.
Le techfin, invece, partono già avvantaggiate. Possono contare su risorse enormi, una base di utenti già fidelizzata e dati di valore incalcolabile.
Non devono creare una relazione con il cliente da zero: lo conoscono già. Questo consente loro di integrare i servizi finanziari con grande rapidità e di offrire soluzioni altamente personalizzate.
Il rovescio della medaglia? Le techfin possono sollevare preoccupazioni sul fronte della privacy e del monopolio dei dati, dati gli enormi volumi di informazioni personali che gestiscono. Non è un caso se le big tech companies come Apple, Amazon, Alibaba o Google finiscono sotto la lente dell’antitrust.
Spesso, le fintech e le techfin si trovano a collaborare. Ad esempio, alcune banche tradizionali scelgono di lavorare con le fintech per innovare i loro servizi.
In passato la banca di investimenti JP Morgan ha acquisito WePay per migliorare i pagamenti online. Oppure pensa a isybank, la neobank di Intesa Sanpaolo, lanciata da poco sul mercato per intercettare la voglia dei più giovani di avere un conto corrente a zero spese, 100% digitale e senza bisogno di passare in filiale.