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Differenza tra cedola e rendimento netto su BTP e Titoli di Stato

Qual è la differenza tra cedola e rendimento netto su un titolo di Stato, come ad esempio un BTP, e quali sono le considerazioni da tenere a mente prima di investire su questa tipologia di prodotto.

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Differenza tra cedola e rendimento netto

Quando si parla di titoli di Stato, investimenti in BTP (Buoni Poliennali del Tesoro) e prodotti affini, si sente spesso parlare di differenza tra cedola e rendimento netto. Espresse entrambe in percentuale, mostrano due indicazioni completamente differenti.

Un aspetto che molte volte crea confusione fra gli investitori e che è bene approfondire se se sei interessato a investire sui migliori BTP del 2023. Cedola e rendimento possono essere uguali, anche se il più delle volte le percentuali discostano fra di loro.

Quando uno Stato emette un’obbligazione, chiedendo denaro in prestito agli investitori, è obbligato a esporre in modo preciso sia la percentuale della cedola annua, sia la percentuale del rendimento. Vediamo cosa cambia e quali sono le formule.

Cos’è la cedola

Differenza fra cedola e rendimento netto

Per comprendere la differenza tra cedola e rendimento netto, è bene soffermarsi sul significato di obbligazione.

La stessa è un titolo di credito che dà al possessore che l’ha acquistato il diritto a ricevere:

  • il rimborso del capitale nominale alla scadenza del prodotto, o nel caso di vendita anticipata;
  • una remunerazione sotto forma di interesse per tutta la durata dell’obbligazione, chiamata cedola.

La cedola è quindi il rendimento principale di un’obbligazione e può essere annuale, ossia erogata in un’unica soluzione, anno dopo anno, trimestrale, ovvero inviata ogni 3 mesi, o semestrale, se pagata allo scadere di ogni semestre.

Non tutte le obbligazioni sono uguali e non tutte hanno le stesse cedole. Esistono ad esempio cedole fisse, con una percentuale che non cambia per tutta la durata del prodotto acquistato, cedole variabili, basate su indicizzazioni Euribor e Libor, o nulle (zero coupon).

Come si calcola la cedola lorda e netta

Calcolo cedola lorda e netta

Arrivati a questo punto scopriamo come si calcola la cedola di un’obbligazione, che si tratti di titoli di Stato, o altri strumenti similari. La percentuale della cedola esposta da chi emette un’obbligazione è quasi sempre lorda.

Per calcolare la cedola lorda, è sufficiente moltiplicare il cosiddetto valore facciale, chiamato anche valore nominale dell’obbligazione, per il tasso cedolare. Facendo un rapido esempio, se il valore nominale è 10.000 euro e il tasso è del 3%, allora la cedola sarà pari a 300 euro.

Il tasso di interesse annuale lordo, non tiene tuttavia conto delle spese sulla cedola, al di là dell’obbligazione, riferite alle tasse. Per i titoli di Stato l’aliquota da calcolare ammonta al 12,50%. Con un tasso lordo del 3%, il tasso netto sarà 3% – (12,5% di 3%), ossia 2,625%.

Cos’è il rendimento netto

 Rendimento netto

Contrariamente dalla cedola, che è l’interesse corrisposto periodicamente al possessore dell’obbligazione per tutta la vita del prodotto finanziario, il rendimento netto è il guadagno effettivo dell’obbligazione.

In altri termini, è ciò che l’investitore riuscirà ad ottenere alla scadenza del BTP, o della specifica obbligazione acquistata. Per adesso tutto chiaro, ma come si calcola il rendimento netto e quali sono i dati che bisogna considerare nella formula?

Per calcolare il rendimento di un’obbligazione è possibile utilizzare questa formula r=(C + K/n) / P x 100, dove:

  • C è il tasso cedolare (lordo, o netto);
  • K è la differenza fra il valore di acquisto e quello nominale;
  • n è il numero di anni alla scadenza;
  • P è il prezzo di acquisto.

Il rendimento lordo non tiene in questo caso in considerazione tutti i costi, le commissioni, le imposte e le possibili differenze fra il valore di acquisto e il valore nominale. Il rendimento netto si calcola sottraendo al rendimento lordo tutti i costi fiscali e di gestione.

Costi da considerare per calcolare il rendimento netto

Costi da considerare per calcolare il rendimento netto

Per calcolare il rendimento effettivo, devi quindi sottrarre allo stesso una serie di costi fissi e variabili, che possono differenziarsi da caso a caso.

A seguire abbiamo elencato alcune voci da tenere a mente:

  • le commissioni di acquisto, che nella maggior parte dei casi corrispondono all’1% del prezzo di emissione;
  • l’aliquota sulla cedola lorda, esposta in precedenza per il calcolo della cedola netta;
  • le imposte sulla differenza fra il valore di rimborso ed il valore di emissione del titolo – se ad esempio il prezzo di emissione è 98,50 ed il valore nominale è 100, allora andrà applicata l’aliquota del 12,50% su 1,50;
  • le imposte su eventuali plusvalenze, ossia se si ottiene un guadagno alla scadenza dell’obbligazione, anche in questo caso pari al 12,50%.

Cedola e rendimento: alla pari, sopra la pari e sotto la pari

Cedola e rendimento

La cedola, o meglio il tasso cedolare, fa quindi parte del calcolo del rendimento e, in alcuni casi, possono anche essere uguali.

Esistono 3 situazioni differenti, ossia 3 scenari che possono portare un tasso cedolare maggiore, minore, o uguale al tasso di rendimento:

  1. alla pari: rendimento uguale alla cedola;
  2. sotto la pari: rendimento superiore alla cedola;
  3. sopra la pari: rendimento inferiore alla cedola.

1) Rendimento uguale alla cedola: alla pari

Il calcolo del rendimento di un’obbligazione più semplice è quando il titolo è alla pari, ossia quando il valore di emissione è uguale al valore nominale. In altri termini, si otterrà lo stesso capitale che si è utilizzato per acquistate il titolo.

Nella formula indicata in precedenza, il rendimento coincide con la cedola, perché la stessa corrisponde all’unico ritorno che l’investitore riesce a ottenere. Non ha in altri termini né plusvalenze (profitti) e né minusvalenze (perdite) alla scadenza dell’obbligazione.

Rendimento superiore alla cedola: sotto la pari

Il secondo caso è quello dell’obbligazione sotto la pari. Ciò avviene quando il valore nominale è più alto del valore di emissione. Si ottiene quindi un rendimento aggiuntivo, che deriva proprio dal prezzo maggiorato del titolo.

Nella formula indicata, la percentuale del rendimento supera la percentuale della cedola. È il miglior caso possibile perché, oltre alla cedola prestabilita, si ottiene anche il rendimento lordo sul prezzo di emissione, senza considerare commissioni e aliquote.

Rendimento inferiore alla cedola: sopra la pari

Il terzo caso è quello dell’obbligazione sopra la pari, ossia quando il valore nominale è più basso del valore di acquisto. In questa opzione, l’investitore paga un prezzo maggiore rispetto a quello alla scadenza e ottiene quindi una perdita.

Nella formula proposta, il tasso della cedola è sempre lo stesso, ma essendo il valore di emissione più basso di quello di acquisto, allora il rendimento sarà inferiore al tasso cedolare, considerando la minusvalenza, ossia il prezzo in più pagato dall’investitore.

Scopri di più sulla convenienza di investire in BTP

Differenza tra cedola e rendimento netto: esempio pratico

Differenza tra cedola e rendimento netto: esempio pratico

Alla luce di quanto esposto, presentiamo un rapido esempio per comprendere in definitiva la differenza tra cedola e rendimento netto. Ipotizziamo che l’obbligazione abbia una scadenza di 3 anni e che abbia un valore nominale pari a 100, con una cedola al 4%.

In questo caso, il calcolo della cedola lorda è abbastanza basilare, poiché corrisponde a 4 euro. Discorso differente è invece da farsi sul rendimento, che tiene in considerazione anche il guadagno, o la perdita, sulla differenza fra il valore di acquisto e quello nominale.

Con le obbligazioni sotto la pari, supponendo un’emissione a 97, il rendimento dalla formula r=(C + K/n) / P x 100, che tradotto in numeri è (4 + 3/3) / 97 x 100, ammonta al 5,15%. K deriva dalla differenza fra 100 e 97 e la cedola è inferiore al rendimento.

In caso di obbligazioni alla pari, supponendo un’emissione a 100, sempre con valore nominale a 100, allora si avrà (4 + 0/3) / 100 x 100, ossia 4%. Abbiamo quindi confermato che in una situazione alla pari, la cedola può essere uguale al rendimento.

L’ultima variante è in caso di obbligazioni sopra la pari, supponendo un’emissione a 103 ed un valore nominale sempre a 100. La formula diventa (4 + (-3/3)) / 103 x 100, ossia 2,91%. Il rendimento dell’obbligazione è quindi inferiore al valore della cedola annua.

Per ottenere il rendimento effettivo devi considerare tutte le imposte, tutti i costi e se hai ottenuto o meno un guadagno alla scadenza del titolo – che è presente in caso di obbligazione sotto la pari.

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Differenza tra cedola e rendimento netto – FAQ

Cosa significa rendimento netto?

Nella differenza fra cedola e rendimento netto, il rendimento netto è ciò che effettivamente l’investitore ottiene dal suo investimento alla scadenza dell’obbligazione.

Come si calcola la cedola netta?

Per il calcolo della cedola netta è necessario togliere l’aliquota del 12,50% dalla cedola lorda, erogata sempre da chi emette il titolo. Maggiori info nell’articolo sulla differenza tra cedola e rendimento netto.

Quale differenza c’è tra cedola e rendimento netto?

La cedola annua lorda è l’interesse annuo che l’investitore ottiene per aver acquistato il prodotto finanziario, mentre il rendimento (al netto di costi e tasse) è il guadagno effettivo alla scadenza del titolo.

Esperto di mercati finanziari e trader indipendente

Esperto di mercati finanziari e trader indipendente. Collabora con Finanza Digitale curando i contenuti dedicati al trading.

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