Una volta con l’arrivo della bella stagione fra gli addetti ai lavori si diceva “sell in May and go away”. Oggi, invece, la borsa americana (ancora faro della finanza mondiale) desta più interesse che mai.
I pesi massimi hanno già scoperto le proprie carte con le prime trimestrali 2022: prima le big banks, con JPMorgan, Goldman Sachs, Citigroup, Bank of America, Wells Fargo e Morgan Stanley. Poi è stata la volta delle FAANG, con gli scossoni di Netflix e Amazon.com in perdita dopo anni di profitti e pioggia di denaro in borsa.
E mentre a Wall Street le società americane pubblicano i dati del primo trimestre (l’ultima è stata Berkshire Hathaway di Warren Buffett), già alcuni segnali interessanti emergono lampanti.
Alberto Artoni, esperto di mercati USA, intervistato da Il Sole 24 Ore ha individuato alcuni punti chiave che potrebbero tracciare la rotta dei mercati (americano e internazionale) nei mesi a venire.
- riaperture;
- supply chain;
- inflazione.
Le Riaperture premiano il value, giù tech e growth

Chi aveva previsto un nuovo mondo, votato allo stay-at-home e alle attività a prevalenza online, oggi deve ricredersi almeno in parte.
Le graduali riaperture post-pandemiche e la fine dello stato di emergenza un po’ in tutto il mondo (Cina esclusa) stanno restituendo respiro ad alcuni settori falcidiati da Covid-19.
Compagnie aeree, catene di ristoranti, operatori del turismo e dell’intrattenimento hanno beneficiato del ritorno alla normalità, che si riflette di conseguenza sui risultati del primo trimestre.
Coca Cola (NYSE: KO) e PepsiCo (NYSE: PEP), per esempio, hanno riportato risultati positivi anche grazie all’aumento del consumo dei loro prodotti con le riaperture di bar e ristoranti.
Stessi ottimi risultati anche per le compagnie petrolifere e dei carburanti, dopo che la domanda di combustibili dall’industria e dall’automotive sono tornate quasi ai livelli pre-pandemia.
Non è andata bene invece per le piccole-grandi società USA che nel 2020 avevano beneficiato del lockdown. Amazon (NASDAQ: AMZN) e Netflix (NASDAQ: NFLX), hanno perso il loro appeal indietreggiando in borsa rispettivamente del 14% e del 35%.
Stay at home stocks performance in the last year
— Tom Goodwin (@tomfgoodwin) April 20, 2022
Peloton -77%
Teladoc -65%
Chegg – 65%
Roku -67%
Netflix -50%
Docusign -53%
Just Eat -65%
Zoom -65%
Who could have seen this coming?
Male, anzi malissimo, le azioni growth tecnologiche che nel 2020 hanno brillato con performance a tre cifre percentuali. I titoli votati alla crescita (tanto potenziale, ma ancora 0 utili) hanno perso ancora più terreno trascinando con loro gestori come Cathie Wood e i suoi ARK ETF.
Ritardi nell’approvvigionamento

Il secondo fattore che ha determinato i risultati delle trimestrali americane è la rete di approvvigionamento che viaggia a singhiozzi.
Tensioni geopolitiche, costi delle materie prime elevate e l’esplosione della domanda di alcuni componenti scarsi hanno determinato in modo significativo i risultati di alcune aziende, come Apple (NASDAQ: AAPL) per esempio.
Nel primo trimestre 2022 la società di Cupertino ha battuto il record di ricavi sia per l’incremento delle vendite dei prodotti che dei servizi, con conseguenti risultati positivi anche sul titolo. Rimangono però serie le difficoltà nel reperire chip e componenti per iPhone e altri prodotti, con possibili ricadute negative sulle sue azioni.
Anche settore dell’automotive ha sofferto la carenza di chip e componenti, con conseguenze visibili nelle di trimestrali Ford o General Motors. Ad aggravare la situazione è il perdurare del lockdown nelle aree più produttive della Cina, bacini produttivi fondamentali per le grandi compagnie USA.
Inflazione record in USA

Il terzo aspetto che ha caratterizzato i risultati del primo trimestre 2022 è l’inflazione, oggi più che mai ai massimi storici in tutto il mondo.
Se da un lato l’inflazione determina negativamente le sorti del mercato, dall’altro lato ci sono società che detengono il pricing power e ciò permette loro di incrementare sensibilmente i risultati finanziari.
Sono in particolare i servizi proposti dalle società che riescono a mantenere un grande potere sui prezzi a beneficiare di questa importante pressione inflazionistica, con notevoli risultati positivi sulle loro entrate.
Soffrono invece quelle società che non possiedono il pricing power e subiscono di conseguenza l’aumento dei costi che si riflette sul trimestre.
Possiamo quindi dedurre che le società che hanno una notevole esposizione internazionale subiscono non poco rafforzamento del dollaro sull’euro e sulle altre valute.
L’innalzamento dei tassi di interesse
Da non tralasciare l’innalzamento dei tassi di interesse da fine 2021 ad oggi che hanno contribuito in maniera significativa a determinare un ricalcolo del valore delle società a ribasso, soprattutto per le aziende che oggi non fanno utili e che potrebbero riprendersi sul lato finanziario solo nel lungo periodo.
Proprio per questo motivo possiamo notare come il Nasdaq abbia ottenuto risultati inferiore rispetto all’S&P, inglobando al suo interno società che registreranno utili nel lungo termine.
Gli investitori che frequentano il mercato americano sono avvisati.