Crollo del Nasdaq a Wall Street: -4,3% sui titoli tech. Cresce lo spettro del mercato orso

Al Nasdaq sono andati in fumo ben 1.000 miliardi di dollari in sole 3 sedute, un dato negativo che non si registrava da anni e che trascina con se anche Dow Jones ed S&P 500

Orari Nasdaq e NYSE

Il mercato finanziario americano sta attraversando una fase difficile a causa dell’elevata pressione inflazionistica che in breve tempo ha comportato conseguenze negative anche sui mercati azionari.

In sole 3 sedute il Nasdaq ha perso il 4,29%, ma non sono andati meglio anche l’S&P500 che è andato sotto del 3,21% e il Dow Jones che è andato in perdita dell’1,99%.

Un affondo preoccupante, che se sommato a quelli accumulati da inizio anno rischia di spingere Wall Street sotto la soglia psicologica del mercato orso, portando i mercati a una fase di stallo e sfiducia.

Risultati che corrispondono ad una perdita totale di ben 1.000 miliardi di euro che pesano sulle spalle delle più grandi aziende del settore tecnologico quotate al Nasdaq.

La ripartenza economica post-pandemica sembrava sorridere al settore tecnologico che aveva registrato rialzi positivi; una fase utile che però oggi sembra dover pagare un conto molto salato.

La Borsa USA aveva già recentemente presentato delle prospettive negative sulle trimestrali del 2022 che si riflettono indubbiamente sui mercati internazionali, considerando che il mercato statunitense funge da “faro” della finanza mondiale.

I motivi del crollo del Nasdaq

crollo nasdaq

A causare il crollo del Nasdaq è indubbiamente l’instabilità internazionale e la forte pressione inflazionistica che sta coinvolgendo il mondo intero.

La politica monetaria della Federal Reserve volta a contrastare l’inflazione galoppante punta sull’innalzamento dei tassi di interesse e ciò comporta una forte crisi dei mercati.

D’altro canto, l’innalzamento dei tassi di interesse sembra essere necessario proprio per contrastare l’inflazione che negli Stati Uniti ha già raggiunto l’8,5%, il massimo registrato dal lontano 1981.

Di contro, un aumento dei tassi di interesse potrebbe portare l’economia statunitense in una difficile fase di recessione che potrebbe bloccare la tanto attesa ripartenza economica post-pandemica che negli USA in particolare non è mai effettivamente partita.

La stessa FED, in occasione del rapporto semestrale sull’attuale situazione economica, ha sottolineato le gravi conseguenze che potrebbero interessare il sistema finanziario americano, con notevoli ripercussioni in tutti i mercati globali.

Le aziende coinvolte dal crollo del Nasdaq

crollo aziende nasdaq

Le aziende che hanno registrato le perdite più significative sono i colossi del settore tech, in particolate il gigante Apple: (NASDAQ: AAPL) che nelle ultime 3 sedute ha perso 220 miliardi di dollari di valore.

La fase negativa è partita subito dopo l’annuncio del Presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, sui pericoli derivanti dall’attuale inflazione e sull’aumento dei tassi di interesse.

Le ultime 3 sedute negative hanno coinvolto anche altre importanti società quotate al Nasdaq che hanno registrato ingenti perdite economiche che, sommate a quelle di Apple, raggiungono la cifra monstre di ben 1.059 miliardi di dollari andati in fumo.

Dopo Apple, il podio delle aziende in perdita si compone di Tesla (NASDAQ: TSLA) che ha perso 199 miliardi dollari e di Microsoft (NASDAQ: MSFT) che ha lasciato 189 miliardi di dollari.

Fuori dal podio ma con un significativo decremento del valore anche Amazon (NASDAQ: AMZN) che perde 173 miliardi di dollari e Alphabet: (NASDAQ: GOOG), la holding di Google che lascia sul terreno 123 miliardi di dollari.

Perdite inferiori, ma non per questo meno importanti per Nvidia (NASDAQ: NVDA) che perde 85 miliardi di dollari e Meta Platforms (NASDAQ: FB), la neonata holding di Facebook che lascia sul campo 70 miliardi di dollari.

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Jacopo Marini

Trader, opinionista ed esperto di mercati azionari e criptovalute. Uno dei primi investitori in Italia a credere in Bitcoin e diventarne un profondo conoscitore. Collabora con FinanzaDigitale dal 2014.

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