Ricordate quando nel lontano 2012 l’allora candidato alle elezioni americane (sconfitto poi da Barack Obama) sentenziò sui pignoramenti (foreclose) e sul potenziale – non – intervento dello Stato per aiutare i proprietari a risolvere (attenuare) il debito contratto con le banche? La sua uscita fu piuttosto infelice, la vedremo dopo, ed estremamente insensibile nei confronti di milioni di persone che avrebbero perso casa da lì a poco.
In poche parole, la bolla immobiliare era scoppiata 5 anni prima e i prezzi delle case in America subirono, negli anni a venire, una perdita di circa un terzo del loro valore iniziale. Quasi 7 trilioni di dollari spazzati via in pochissimi mesi.
In quel caos politico ed economico, si contavano circa 14 milioni di proprietari di case cui gravava un aumento di 700 miliardi di dollari sui loro mutui. I prezzi delle case andarono sotto il minimo mai registrato, aumentarono i pignoramenti da parte delle banche e il mercato immobiliare entrò in un’arrestabile spirale al ribasso.
In tutto questo, l’allora candidato Mitt Romney, affermò che la cura per i pignoramenti era una ed una sola: fare in modo che il governo si mettesse da parte per lasciare che il processo (ovvero le Banche con le aste immobiliari, ndr) facesse il suo corso. Prosegue giustificando questa risposta con una massima che va incorniciata (e poi chiusa in cantina a chiave): “Una volta che i prezzi toccheranno il fondo, gli investitori o aspiranti acquirenti di case, si fionderanno in picchiata per acquistarle, con una conseguente stabilizzazione dei prezzi del mercato”.
Il ragionamento potrebbe filare (per chi non avesse mai letto un libro di storia economica), ma è sbagliato su diversi fronti. Eseguire dei pignoramenti di massa, non porterà a stabilizzare il mercato. Operazioni di questo tipo, significano un costo eccessivo per i governi locali e le comunità intere, per non parlare dell’economia in generale. Il calo dei prezzi porta inevitabilmente ad un “calo” di interesse nei consumatori, creando meno attrattiva sul mercato immobiliare che resta così bloccato e in stallo.
Chi potrebbe mai pensare di acquistare milioni di proprietà pignorate? I mutuatari che hanno perso casa? I giovani laureati che a causa della crisi saranno incapaci di trovare lavoro? (e ovviamente non riceveranno un mutuo tanto facilmente..); Gli investitori acquistano solo se vedono uno spiraglio di positività nel breve-medio termine e soprattutto, con la garanzia che il mercato non venga minacciato da ulteriori pignoramenti e ribassi dei prezzi.
E allora? Cosa accade oggi? A quanto pare, in questi giorni, la soluzione a questo dilemma, pare averla trovata la Bank of America, promuovendo nuovi prodotti ipotecari a costo zero (e con garanzie minime necessarie) per aiutare i membri delle comunità prevalentemente minoritarie, ad acquistare le loro prime case. Famiglie nere e ispaniche potranno finalmente trovare casa (a basso prezzo) comprandola di fatto, da chi non ha più le possibilità di poter pagare le rate del mutuo, che nel frattempo hanno raddoppiato il loro “costo”.
Visto il profilarsi di una nuova bolla immobiliare (peggiore forse, rispetto a quella dei sub-prime), per dare una scossa al mercato, la banca più grande d’America, ha trovato i potenziali acquirenti di quelle case, che una volta pignorate, potrebbero perdere il loro valore e restare così, invendute sul mercato.
Purtroppo impariamo poco dal passato, il “lasciar fare alle banche”, e dunque attuare la formula dei “pignoramenti di massa” senza un intervento diretto da parte dello Stato, è il modo più semplice per rendere l’economia ancora più debole, creando un inarrestabile effetto domino al ribasso.
Chiaro che come tutti i cicli economici, alla fine del tunnel ci sarà un momento in cui avverrà un’inversione di marcia.
Ma a quale costo?